giovedì 15 marzo 2012

Valgrisenche 10-11 marzo


Sabato 10 marzo 2012
Valgrisenche, situata a 1664 metri di altitudine, a 28 Km da Aosta, è la meta prescelta per questo week end “transregionale”.
Partiamo da Saluzzo intorno alle 13,30 suddivisi in quattro auto, direzione autogrill di Scarmagno.
Lì, rimpinguiamo il gruppo, aggiungendo alla colonna altre due vetture e... macinando chilometri, raggiungiamo il centro di Aosta, dove ad attenderci troviamo Pino e Ornella, preziosi accompagnatori che ci coordineranno fino a domani sera.
A Valgrisenche si è tramandata la tradizione di lavorare artigianalmente la lana grezza di pecora su telai in legno, dando origine al DRAP, un tessuto rustico molto caldo.
La nostra prima tappa è la visita alla Cooperativa “Les Tisserands” dove veniamo accolti ed introdotti in questo mondo sconosciuto dal racconto accattivante di due dipendenti che portano pazientemente avanti questa tradizione.
Così, “trama e ordito” diventano termini comuni del nostro vocabolario; ci dilettiamo anche ad imparare nodi (il famoso “nodo del Tisserand” che qualcuno propone di usare per le cordate d’alta quota) e rimaniamo ammaliati quando il telaio si mette in movimento.
La successiva visita alla mostra ci consente di scoprire che le origini di questa attività, simbolo della vallata, si perdono nel tempo.
Vi si dedicavano uomini, donne e bambini, tanto che si era creata una vera e propria attività commerciale.
A causa dello spopolamento della valle, dovuto in parte alla costruzione della diga di Beauregard che, sommergendo ben sette villaggi aveva costretto molti ad emigrare in modo definitivo, il numero dei tisserands si era ridotto drasticamente.

Per preservare questa tradizione è stata costituita la Cooperativa la quale, per sopravvivere alle dure leggi del mercato, cerca di puntare sulla qualità del prodotto, usando come materia prima lana ricavata esclusivamente dalla tosatura di pecore Rosset, appartenenti ad una razza autoctona.
La giornata volge al termine e, mentre con passo celere attraversiamo a ritroso il paese, qualcuno sente già brontolare lo stomaco, altri osservano il cielo limpido che è di buon auspicio in vista della gita di domani, altri ancora notano la luna piena far capolino da dietro le montagne.
Pochi minuti e veniamo accolti dal calore dell’hotel Grande Sassière: cerchiamo sistemazione nelle camere, ci rinfreschiamo e, verso le 19,30, il nostro allegro vociare riempie la sala da pranzo riscaldata da uno scoppiettante caminetto.
Per le successive tre ore manteniamo un connubio stretto con la tipica cucina valdostana, ricca di piatti semplici e rustici, capaci di quietare stomaco e spirito.
Degni di lode e menzione d’onore restano le castagne cotte nel burro e miele, la “soupe” preparata con pane, fontina, burro e cavolo verza, il risotto con fontina e crostini di pane e una deliziosa crostata di ricotta; il tutto accompagnato dalla piacevolezza di qualche bicchiere di vino e da un ottimo genepy.
Un po’ provati da questa maratona culinaria, cerchiamo nel sonno ristoratore la “panacea” a tutti i nostri vizi.
Ma gli eccessi, si sa, si pagano e... la notte farà vagare molti in cerca di acqua e di una buona compressa di Citrosodina.
Domenica 11 marzo 2012
Se non fosse per la luce naturale che penetra dalle finestre, si direbbe che siamo restati esattamente dove ci eravamo lasciati.
Stessa sala da pranzo e stessi identici posti mantenuti a tavola; gran vociare allegro e sonante già alle otto del mattino.
Ah... sul tavolo qualcosa è cambiato...  Tazze fumanti di thé, latte o caffè, croissants caldi, grande assortimento di biscotti, miele, marmellata e nutella e... tutti meticolosamente impegnati ad affettare, spalmare, sorseggiare, addentare, fare il bis. Meno male che si era detto che “ci saremmo tenuti leggeri” in vista dell’escursione mattutina...
A malincuore siamo costretti a salutare Maria e Gian, prossimi a far ritorno a casa, dal momento che Gian, oggi, non è decisamente in forma.
In auto raggiungiamo la frazione di Bonne dove, oltre le ultime case, possiamo già indossare le ciastre.
La gita si svolgerà nel Vallone dell’Arp Vieille e ci permetterà di raggiungere il Ricovero Capitano Crova a metri 2405.
Il percorso è, da subito, panoramico e ben esposto a sud, cosicché veniamo presto inondati di sole e ci vediamo costretti ad una rapida tappa “svestizione”.
Circondati da un rado bosco, proseguiamo spediti fino a quando raggiungiamo il centro dell’ampio ed aperto vallone.
Qui, Ornella, con una rotazione di 360°, cataloga, una dopo l’altra, le cime ammantate di ghiacciai.
La memoria di alcuni sale fino alla cima della Testa del Rutor, raggiunta una domenica dello scorso luglio, dopo un’estenuante salita sotto pioggia battente e nevischio.
Ancora qualche tratto in leggera salita ed eccoci sull’ampio promontorio al limite del quale è adagiato il Ricovero Capitano Crova.
È una costruzione in muratura abbastanza spartana e malandata, ma lo scenario naturale è di tutto rispetto.
Oggi poi, che il tempo non è tiranno, la sosta in quota si prolunga per oltre due ore, amenamente distesi a prendere il sole o immortalati nell’ardita impresa di passeggiare sulla neve a piedi scalzi.
Per la discesa, Pino, anche se un po’ dubbioso per la presenza di alcuni tratti scoscesi, opta per un percorso alternativo.
Provvediamo immediatamente a rassicurarlo, anzi... lo lasciamo davvero sbigottito quando affrontiamo le discese come avvezzi piloti di bob, per nulla timorosi, ma festanti come bambini.
Sono appena le 14,30 quando recuperiamo rapidamente i bagagli in hotel; prossima tappa... un grande ipermercato di Aosta, ma solo per fare scorta di prodotti tipici!
Ne usciamo con le buste traboccanti di salumi, formaggi, yogurt e vini.
Resta un’ultima frazione per completare l’intera avventura: una meritata merenda valdostana che gustiamo presso l’agriturismo “La famille” a Brissogne.
Affidiamo alla memoria il tripudio di prelibatezze consegnate al nostro stomaco: lardo di Arnad, prosciutto di Bosses e mocetta, fontina d’alpeggio, crema di latticello, patate lesse con cotechini, polenta concia e con spezzatino, torta di mele e... dopo un buon caffè, anche l’assaggio di un’ottima grappa.
Non resta che un saluto ed un plauso a Pino e Ornella per la scrupolosa organizzazione, grazie alla quale abbiamo apprezzato questa meravigliosa valle, genuina ed appartata, lontana dai grandi flussi turistici, pregna di antiche tradizioni che, seppur con fatica, cercano di sopravvivere e di farsi conoscere al turista attento che sale quassù.
                                                                                 
La Maestra a Quadretti

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