mercoledì 26 ottobre 2011

Domenica 23 ottobre – Rocca la Meja…

Venerdì la sede è semideserta, siamo quattro gatti, ma la voglia di combinare una gita per domenica non manca… sicuri che all’appuntamento saremo numerosi…
Si propongono due mete… la prima è il rifugio Dante Livio Bianco, in Valle Gesso…
La seconda certamente più affascinante è Rocca la Meja presso l’esteso altopiano della Gardetta…
Intanto che la scelta matura, diamo l’appuntamento per domenica alle 7.30 alla stazione dei treni…
Tra qualche sms ai più assidui e il passaparola… domenica mattina siamo ben 19…
Inutile dire che la scelta ricade su Rocca la Meja… più impegnativa ed affascinante… sostenuta con forza da più di metà gruppo, sarebbe la prima volta per loro…
Breve sosta al Filatoio di Caraglio per incontrare Luigi, Gian e Maria… e al bar a Caraglio per il caffè… riprendiamo il cammino fino al parcheggio nei pressi dei ruderi della caserma Bandia nel pianoro della Gardetta.
Il cielo grigio sopra Caraglio diventa più cupo man mano che saliamo la Valle Grana… nei pressi di Campomolino ci accoglie la nebbia… arrivando a Castelmagno, il santuario si vede a appena, il nastro d’asfalto scompare nella nebbia, siamo privi di riferimenti esterni, sembra di fare un viaggio nel tempo.
L’umidità della nebbia è stata congelata sui larici e sui fili d’erba del bordo strada… la “Galaverna” ha cancellato i colori autunnali, colorando il tutto di bianco lattiginoso…
Il termometro dell’auto segna -5°C… “chissà che freddo farà in punta alla Meja!!!”, il ghiaccio impedirà la salita!!!
Bartolo, in cima alla colonna di macchine sta già pensando ad un’alternativa, quando… and un tratto il paesaggio cambia… la nebbia si dirada, lasciando spazio al sole e ad una giornata magnifica…
La montagna si riprende i colori autunnali… restiamo tutti a bocca aperta quando osserviamo il mare di nuvole bianche inonda le insenature delle valli… “I Fiordi Norvegesi!!” qualcuno esclama.
Che Meraviglia… ci fermiamo per fermare le immagini sulle nostre macchine fotografiche e nelle nostre menti…
Il sole riporta la temperatura sopra lo zero, ci prepariamo per l’escursione stupefatti e increduli per la giornata che si prospetta magnifica…
Partiamo in direzione del colle d’Ancoccia… che raggiungiamo in una manciata di minuti…
Di fronte a noi la Meja, “Slanciata struttura di rocce sedimentarie (calcari dolomitici) a stratificazione verticale…” affascinante… imponente… alle spalle il lenzuolo di nuvole evidenzia la morfologia delle valli. Abbandonato il prato seguiamo la traccia che sale sul conoide di detriti fino all’attacco… alcuni di noi sono un po’ preoccupati per la prima salita impegnativa… non i soliti sentierini di montagna…
Simona ricorda a noi “esperti” di soffrire un po’ di vertigini… Luca la rassicura incoraggiandola a procedere con calma.
Con la massima attenzione iniziamo la salita verso il la vetta… un passaggio subito impegnativo, forse il più difficile, lo superiamo senza difficoltà…
La fila indiana prosegue lungo la traccia… intanto altre tre persone sono in avvicinamento dalla conca della Gardetta. Presto siamo di fronte al canalone incassato che, anche se ripido, sembra meno “pauroso” da affrontare, perché impedisce la visuale verso il vuoto…
In cima al canale svoltiamo a destra e dopo un salto di roccia poco impegnativo, ecco che spunta la croce.
Ad uno ad uno arriviamo in vetta… le congratulazioni tra tutti… con baci alle donne, semplice stretta di mano tra maschietti… un po’ di tempo per godersi il panorama spettacolare dalla cima… i profili delle montagne sopra il mare lattiginoso di nuvole, il profilo del Re di Pietra che predomina il “paradiso” e in fondo a nord… il gruppo del Monte Rosa.
Questa mattina salendo il vallone sembrava di percorrere il paesaggio dantesco, dal grigio della pianura al bianco della nebbia nei pressi del santuario alla luce del sole che risalta i colori autunnali sul pianoro della Gardetta…
È ora di pranzo e come consuetudine il banchetto è ricco di tante cose buone da condividere… intanto altre persone raggiungono la vetta… tra loro riconosciamo il grande amico Mente Berardo e Bruno Rosano che in compagnia di alcuni amici della Valle di Non hanno passato il week end in Valle Maira…
All’una è ora di scendere… con gran dispiacere dobbiamo lasciare il “paradiso” per ritornare nelle penombre… la discesa è impegnativa quanto la salita e deve essere affrontata con calma ed estrema sicurezza…
Pian piano ripercorriamo il canalone … arriviamo al colletto… e sempre con estrema cautela scendiamo alla base della Meja… ritornano i sorrisi e le chiacchiere disinvolte, imprigionati dalla tensione nervosa…
Alla fine dei detriti vicino a due enormi pietroni godiamo spaparanzati sul prato ancora di una buona mezz’ora di riposo … sono quasi le 16.00 quando ripercorriamo il sentiero che conduce al parcheggio… al colle d’Ancoccia guardiamo per l’ultima volta di oggi la Meja…
Il sole crea giochi di luce e ombre con le sue rocce stratificate…
Ci cambiamo di vestiti e via… verso casa… non prima di aver consumato la prima cioccolata calda di stagione al bar e aver condiviso i ricordi di una giornata meravigliosa….
Chissà che domenica prossima si cammini già sulla neve…
Mula

venerdì 21 ottobre 2011

Monte Losetta - domenica 16 ottobre 2011

La salita al Monte Losetta, programmata per domenica 18 settembre e… quel dì sfumata, sepolta sotto strati vorticosi di nuvole pregne di pioggia battente, torna alla nostra attenzione venerdì sera, quando Maurizio estende l’invito al gruppo.

Era ormai celata, quasi dimenticata, accantonata a data remota ed invece, proprio quando non te lo immagini più, ecco che un’inattesa giornata si rivela una sorprendente avventura.

Così, formati ed informati sulle previsioni meteo che promettevano cielo limpido, ma anche temperature “in picchiata” partiamo in quattordici in direzione rotabile del Colle dell’Agnello, località Grange del Rio.

Dopo Sampeyre lo sguardo è rivolto, più che al panorama, al termometro dell’auto che inizia una paurosa discesa verso il basso, fino a rasentare i meno 3,5°.

Così non rimpiango l’idea di aver già indossato i pantaloni invernali, anche se qualcuno meno freddoloso della sottoscritta, giustamente commenta: “ Ma quest’inverno come si vestirà?”

Le critiche aleggiano anche quando infilo un vezzoso berretto di lana, impreziosito da due rose.

Avrei dovuto sapere che l’abbigliamento “tecnico” non si sposa assolutamente con questo innocuo dettaglio femminile. Mah…

Fatto sta che, almeno per la prima mezz’ora, è una bella sensazione tenere la testa al “calduccio”, indossando un copricapo più o meno “adeguato”, dal momento che il vento gelido “taglia la fronte come una lama”.

Poco oltre il pianoro della Grangia Bernard ci concediamo una breve sosta e subito i primi thermos fumanti fanno capolino dagli zaini, mentre thé o caffè vengono sorseggiati con parsimonia al fine di prolungare il più a lungo possibile la benefica sensazione di tepore.

Giungiamo in tarda mattinata verso il fondo del Vallone di Soustra, dove già il sentiero incomincia a restringersi e la pendenza si accentua.

A testa bassa, accecati dal sole che ci sta di fronte, con passo lento e qualche pausa di troppo a causa dei primi malanni di stagione che impediscono una respirazione ottimale, guadagniamo il Passo della Losetta, avvolti da un silenzio irreale.

Una brevissima sosta prima di percorrere gli ultimi 182 metri che ci separano ormai dalla cima.

Alle ore 12,20 circa raggiungiamo la croce di vetta per le foto di rito. Grandiosa è la visuale su tutte le cime che contornano il massiccio del Monviso, sul vallone di Guil, nel parco regionale del Queyras, e su quello di Vallanta.

Per il banchetto di mezzodì decidiamo di ridiscendere al Passo e lì, adocchiato un piccolo fazzoletto erboso, stendiamo le nostre copertine.

Il freddo del mattino è ormai un lontano ricordo, tanto che alcuni osano anche le mezze maniche.

L’allegria prende il sopravvento in questo momento di convivialità e condivisione.

I benefici effetti sull’umore generale sono prodotti anche dalle endorfine alimentate quasi sicuramente dalla corroborante e fumante cioccolata calda che, Maurizio, capo-gita, “tenta” di offrire al resto del gruppo, scuotendo vigorosamente il thermos.

Forse le dosi non sono state propriamente rispettate, forse la “quota elevata” crea scompensi non previsti, fatto sta che, come testimoniano le foto, veniamo deliziati da una specie di “Nutella tiepida” che ben accompagna i biscotti di farina di castagne.

Giudizio da chef: niente male!

E… il “cibo degli dei”, oltre ad appagare l’animo, fa riaffiorare anche remoti ricordi d’infanzia.

Distesi al sole, ascoltiamo, rapiti, la storia di Mauri-bambino e del suo cioccolatino nascosto e dimenticato, un dì d’estate, sotto il cappello che, un tempo, gli copriva la folta chioma.

Subito però la realtà riprende il sopravvento per ricordarci che è tempo di tornare.

Lo facciamo affacciandoci e percorrendo il lungo vallone di Vallanta.

Anche l’omonimo rifugio, oggi, si presenta in un’insolita veste: abbandonato ed “accarezzato” solo dal rumore dell’acqua e dal sibilo del vento.

Procediamo spediti e, verso metà pomeriggio, giungiamo a Castello, per concludere poi la giornata alla Porta di Valle a Brossasco.

Duemilacinquecento metri di dislivello sono quelli che abbiamo percorso tra l’andata ed il ritorno; duemilacinquecento volte sarebbe ancora bello tornare in montagna come oggi, potendo godere di un connubio perfetto tra elementi naturali e sensazioni uniche.

La Maestra a Quadretti

giovedì 20 ottobre 2011

LO SAPEVI CHE? Bastoncini per camminare in montagna, come si usano?


bastoncini telescopici

Bastoncini telescopici

BERGAMO — L’abitudine di usare i bastoncini in montagna si è instaurata da non molti anni, ma ha avuto subito un discreto successo.I bastoncini telescopici, prodotti in materiali molto leggeri ed assolutamente maneggevoli, possono essere utilizzati infatti, sia in salita che in discesa, e sono in grado di alleggerire soprattutto la colonna vertebrale e gli arti inferiori. Ma è bene sapere come utilizzarli, al fine di ricavarne tutti i benefici.

A proposito dell’utilizzo dei bastoncini in montagna nel 2008 la Commissione Medica dell’UIAA ha messo a punto delle linee-guida rivolte a medici, non medici, operatori di trekking e spedizioni alpinistiche. E’ fondamentale infatti, fare un giusto utilizzo di questi supporti tecnici che, nella camminata in montagna, sono n grado di alleggerire la colonna vertebrale e gli arti inferiori.

I bastoncini devono essere regolabili e devono avere manopole che bene si adattino alle mani di chi li porta.Quando si cammina senza un carico non c’è molta differenza tra l’avere uno o due bastoncini, mentre quando si é carichi è molto meglio disporre di due bastoncini. Va ricordato inoltre che quando si va in alta quota o in un ambiente decisamente freddo i bastoncini non devono essere troppo lunghi nella camminata: le mani si devono trovare più basse rispetto ai gomiti, evitando così di creare problemi alla circolazione.

Camminando in discesa i bastoncini sono in grado di assorbire una grande quantità di peso, rendendo più agevole il trasporto dello zaino sulle spalle. Ciò risulta vantaggioso soprattutto per le persone anziane o per i soggetti in soprappeso o con patologie articolari o spinali, o, infine, quando si devono trasportare dei carichi molto pesanti.

L’utilizzo dei bastoncini è utile nel garantire un maggior equilibrio statico al corpo, diminuendo la probabilità di cadute, soprattutto quando si cammina su pendii innevati, su terreni bagnati o umidi, attraversando corsi d’acqua o qualora ci si trovi a camminare con scarsa visibilità a causa della nebbia, della pioggia o della neve. Va sottolineato che l’uso prolungato dei bastoncini può ridurre il senso dell’equilibrio e la capacità di coordinamento dell’individuo, specie su terreni di montagna impervi.

Grazie all’utilizzo dei bastoncini si arriva ad un miglioramento soggettivo della percezione dello sforzo fisico, con una camminata più piacevole, distribuendo il carico di lavoro su gambe e braccia. L’uso dei bastoncini va valutato di volta in volta a seconda delle necessità. Non sempre, infatti, sono necessari: qualora divengano ingombranti, come sui terreni impegnativi come sulle creste o su tratti alpinistici, deve esistere la possibilità di poterli fissare allo zaino.

TRATTO DA: http://www.montagna.tv


giovedì 13 ottobre 2011

Domenica 9 ottobre 2011 - Rifugio Unerzio, chiusura acqua

Come consuetudine ad ottobre andiamo a chiudere l’acqua al rifugio Unerzio per l’arrivo della stagione invernale.
È un segno... le mucche abbandonano i pascoli alti per svernare in pianura… le montagne si dipingono con i colori dell’arcobaleno... dal bianco delle vette al giallo oro dei larici che si preparano a spogliarsi dei loro aghi, ai prati colorati di verde pallido, gli ultimi fischi delle marmotte prima del lungo sonno… e la stagione escursionistica estiva si chiude.
Per noi è un momento di festa… ci troviamo per salutare l’estate e prepararci per la stagione invernale… con il desiderio di respirare il profumo della prima neve… dare sfogo all’attrezzatura per le escursioni invernali.
Alle 7.30 puntuali alla stazione dei treni… alle otto per un caffè al Jack bar di Dronero… per iniziare bene la giornata. Ripartiamo per raggiungere Pratorotondo, dopo aver fatto la spesa… per il pranzo. Arriviamo al rifugio verso le 9.30… il freddo pungente “3°” ci accompagna sin dal mattino presto, le ombre diventano lunghe e il sole fatica a scaldare… i primi raggi lambiscono il rifugio solo verso le 10.30.
Mentre Luigi, Mario, Ieio, Monica ed io restiamo al rifugio per i preparativi del pranzo e le pulizie generali del rifugio… il resto del gruppo va a fare quattro passi sul versante assolato del Vallone Unerzio, fino al Colle Ciarbonet …
Alle 12.30 arrivano alla base, forse attirati del profumo del sugo alle olive, dai salami e dai formaggi appena tagliati, o dal brontolio delle loro pance?
La lunga tavola è già preparata… l’acqua nel pentolone bolle… non ci resta che sederci…
I quadratini di focaccia… le fette di salame, l’antipasto di melanzane di Marisa e Luigi… sono le prelibatezze di inizio pranzo, nel frattempo che la pasta diventi “al dente”.
Ecco che Luigi e Bartolo passano di piatto in piatto per servire la pasta… ottima!!!
Le bottiglie del buon vino punteggiano il tavolone… il vociare, le risate, le chiacchiere si disperdono trasportati dal vento… mentre le ore scorrono veloci.
Il formaggio di alpeggio, la gorgonzola, la toma di Sant’Antonio deliziano il palato della seconda portata…
Un attimo di pausa aspettando il dessert e poi…
Le torte della maestra a quadretti e sì… la nostra maestra non insegna solo a contare ai suoi scolaretti, ma prepara delle torte fantastiche… buonissime… deliziose… oggi assaggiamo la mousse di cioccolato e la torta di mele ricamata dalla trama di cioccolato filante…
MMMMMMM che buone… il silenzio per un attimo la fa da padrone… l’unico suono è MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM… (monosillaba che indica piacere, bontà, ripetuta all’infinito finché il gusto rimane in bocca)...
Mentre gustiamo il caffè e il pusa cafè… attendiamo con ansia Ago intento ad accordare la chitarra… ma… aimè quest’anno non è con noi… è lontano 1900 km per lavoro… il nostro pensiero è per lui e sicuramente il suo pensiero per un attimo si ferma sui nostri sorrisi, sui nostri volti… sul faccione di Ieio… che con aria assopita ascolta i discorsi di tutti noi. Era consuetudine concludere la giornata con i canti scritti di suo pugno… e qualche classica canzone…
È ora di riordinare… in realtà ci ha già pensato in parte Marisa “l’attrice” che non riesce a stare ferma… riponiamo le ultime cose, chiudiamo realmente l’acqua e chiudiamo la porta alle nostre spalle.
Passiamo per un saluto da Rolando il nostro “custode” per rinnovare il nostro e il suo impegno a mantenere sempre accogliente il “Nostro angolo di paradiso”.
Beppe

martedì 11 ottobre 2011

LAGHI DI ROBURENT - domenica 2 ottobre 2011


Alle sette in punto, un nutrito e volenteroso gruppo è pronto a lasciare la stazione dei treni di Saluzzo per percorrere integralmente la Valle Stura ed addirittura “sconfinare in terra straniera”: oggi infatti, sotto la supervisione di “leader Donatella”, scopriremo l’anello dei Laghi di Roburent che già avevamo sbirciato dalla cima del sovrastante Monte Scaletta.
La giornata, dal punto di vista meteorologico, si prospetta eccezionale e, dopo circa un centinaio di chilometri “su ruota”, sentiamo la necessità di ristorarci prima di raggiungere il confine di Stato.
Il bar pasticceria di Bersezio ci impone una salutare salita su irta gradinata che, le gambe intorpidite da quasi due ore di viaggio, apprezzano, ma, in compenso,  ci regala “memorabili croissants”.
Un pensiero, a questo punto, deve essere indirizzato al malcapitato autista che, proprio nell’istante in cui il nostro serpentone umano era intento ad attraversare disciplinatamente sulle strisce pedonali in direzione parcheggio/auto, si è trovato a transitare sulla provinciale.
Lo scoramento che traspariva dal suo volto non è passato inosservato; mai avrebbe pensato di sostare così a lungo: eppure non doveva essere una domenica di fine stagione, di quelle in cui in montagna non si incontra neppure un’anima??
Nuovamente motorizzati, attraversiamo Argentera e, tornante, dopo tornante, seguiamo la rotabile della Maddalena fino al colle di Larche.
Parcheggiate le auto poco oltre il ponte sul rio Oronaye, predisponiamo l’equipaggiamento idoneo alla traversata: nonostante sia il 2 ottobre, molti sfoggiano ancora il “guardaroba estivo”.
Preso il comando, al grido di “Andiamo?, o meglio... “On y va?”, Donatella punta in direzione Lac de l’Oronaye che raggiungiamo senza quasi accorgercene, dopo circa 40 minuti.
Il luogo è incantevole: una tavolozza di colori, resi ancor più vividi dalla luminosità che solo una giornata autunnale riesce a regalare.
Proseguiamo oltre per raggiungere il Colle di Roburent, sovrastato dall’imponente castello roccioso del Monte Oronaye.
Sul colle un cippo: un’ultima impronta di scarpone “en France” osservando il giglio francese, poi il “ritorno in patria” sfiorando l’effige della croce sabauda. 
Tra magri pascoli, la marcia prosegue speditamente ed in breve raggiungiamo la sponda del Lago Superiore di Roburent, caratterizzato da un originale promontorio roccioso. Vicino alle sue sponde notiamo anche dei vecchi ripari costruiti in pietre a secco (trune).
Una voce riecheggia dalla conca erbosa sottostante e ci saluta: è quella dell’autista sconsolato che avevamo incrociato sulle strisce pedonali e che, nonostante lo stop prolungato ed imposto, è riuscito a raggiungere ugualmente la meta in tempo utile.
In un batter d’occhio siamo già adagiati fronte lago e, consumato, come sempre un ricco e vario menù, ci concediamo una lunga “pennichella” pre-rientro, scaldati da un sole ancora rovente.
I laghi di Roburent sono ben tre: è necessario dunque riprendere il cammino!
Il sentiero che ci permetterà di chiudere l’anello si snoda ora in un ambiente arido, assolato, quasi carsico, soprattutto nel tratto che segue il Lago Mediano ed Inferiore.
Una fresca sorgente, ricoperta da verde muschio concede un inatteso ristoro e ci porta alla mente che il toponimo Roburent significa proprio “corso d’acqua rumoroso”.
L’ultimo tratto, che già sovrasta Argentera è ripido e roccioso; scendiamo spediti, pervasi spesso dal profumo pungente e balsamico di resina.
In paese sostiamo circa venti minuti, in attesa dei signori autisti che devono tornare oltre il Colle della Maddalena per recuperare le restanti vetture. Abbiamo dunque tempo per chiacchierare e salutarci come consuetudine. L’energia positiva accumulata oggi la dissiperemo sicuramente già nei primi giorni della settimana che sta per iniziare, ma... domenica prossima ci attende un’altra meravigliosa giornata in compagnia al Rifugio Unerzio e allora...

La maestra a quadretti

mercoledì 5 ottobre 2011

Inaugurazione palestra di arrampicata

Carissimi amici...
Sono felicissimo di invitarVi Sabato 15 alle ore 16.00 a Carmagnola...
per inaugurare insieme la nostra bellissima PALESTRA DI ARRAMPICATA...
Un mattoncino in più per far crescere la Nostra Sottosezione di Carmagnola...
Si trova nel cortile dell'asilo adiacente alla Nostra Sede, in Via Bobba 10.
Potrete vedere con i vostri occhi il bel lavoro che è stato fatto... e chissà... magari cimentarsi in arrampicata "estrema"
Vi aspetto numerosi...

Beppe Mulassano - Reggente Sottosezione Cai Monviso - Carmagnola