giovedì 15 settembre 2011

MONTE SCALETTA - domenica 11 settembre 2011

Dopo la pausa forzata, causa maltempo della scorsa domenica, eccoci pronti a ripartire.

Sarà la Valle Maira, il Vallone di Unerzio e la cima del Monte Scaletta in particolare, la meta di questa domenica settembrina dalle temperature ancora tipicamente estive.

In auto raggiungiamo il bivio per il Colle Ciarbonet, lì calziamo gli scarponi e proseguiamo sulla sterrata per Prato Ciorliero.

Ad un bivio svoltiamo a destra per il Colle della Scaletta, punto di passaggio obbligato prima della cima.

Il paesaggio circostante regala già scorci di rara bellezza, ma sappiamo che la parte migliore dovrà ancora rivelarsi ai nostri occhi.

Il gruppo (oggi siamo in diciotto) si dimostra curioso ed attento, tormentando Bartolo (il nostro capogita) con domande varie riferite principalmente all’individuazione delle cime che fanno da cornice.

Non tutti si dimostrano meritevoli di lode chiamando il Pelvo ora Chersogno, ora Viso Mozzo, non riconoscendo Rocca la Meya ecc…

Meno male che il Monviso resta sempre il Monviso ed almeno la sua inconfondibile sagoma non lascia dubbi!

Oggi poi che tre “famosi” alpinisti (Ivo, Mario e Maurizio) stanno faticando nel tentativo di conquistarne la vetta, ancor di più lo ammiriamo con particolare empatia ed il dovuto rispetto.

Al Colle della Scaletta (m 2614) è il vento gelido a far da padrone, ricordandoci che abbiamo raggiunto l’intaglio spartiacque Maira-Stura.

Non c’è tempo, ma neppure tanto desiderio di sostare a lungo perché stiamo per percorrere l’ultimo tratto del nostro itinerario: un ardito sentiero militare intitolato a Roberto Cavallero.

Su traccia, seguiamo i segnavia rosso-azzurri e procediamo con la dovuta cautela fino all’imbocco di un tunnel.

Entusiasti come bambini ognuno di noi inizia ad armeggiare nello zaino alla ricerca della propria pila.

Muniti ora di classiche torce, ora di più o meno tecnologiche pile frontali, ora di quelle ecologiche a ricarica manuale, compresa la versione avanzata “a pompa” di Paola che scatena l’ilarità generale, ci prepariamo per l’ingresso in questo cunicolo lungo appena 40 metri, ma immerso nella più totale oscurità perché a forma di elle (L).

Tornati alla luce naturale, un ultimo strappo… ed ecco la croce di vetta.

Oggi però la gita è davvero di tutto rispetto e le sorprese non sono ancora terminate.

Oltre al panorama mozzafiato, sotto di noi si distendono azzurrissimi i tre laghi di Roburent ed in lontananza riusciamo a scorgere anche uno spicchio del Lac de l’Oronaye.

Non può mancare l’irrinunciabile foto di gruppo dalla quale traspare la soddisfazione di poter sedere accanto a quella croce dopo aver percorso un così bello ed ardito tracciato, frutto di ingegno militare che, speriamo, possa mantenersi intatto ancora per lungo tempo.

Un grazie a Bartolo per averci accompagnato ed aver optato per una meta decisamente da 10 e lode!!

La maestra a quadretti

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