venerdì 30 dicembre 2011

Pian Traversagn - Lunedì 26 dicembre 2011


Quattro antipasti, un primo, un secondo, tre dolci, caffè e pusa cafè erano il mio pranzo di Natale.
Insomma, la ciambella attorno alla vita, invece di sparire, in questi giorni continua a crescere... un rimedio?
Una bella escursione in montagna, calpestando un pò di neve per smaltire l'abbondanza di Natale...
Consapevoli dell'abbuffata, per perdonare i peccati di gola, avevamo già programmato una bella escursione nel Vallone di Bellino (l'unico luogo con abbondanza di neve) visto che l'inverno fino ad adesso è stato un pò stitico...
Dopo il consueto caffè al Segnavia... risaliamo la Val Varaita per svoltare nel Vallone di Bellino subito dopo Casteldelfino... il termometro dell'auto sembra impazzito, a volte 2°C, altre -5°C... il freddo pungente ci assale al parcheggio di fronte al Rifugio Melezè... appena scendiamo dalle macchine... berretto e guanti sono indispensabili.
Bartolo ed io procediamo alla distribuzione del materiale di sicurezza (artva, pala, e sonda), mentre il resto del gruppo si attrezza per la partenza, regolazione zaini sulle spalle, ciastre, bastoncini...
Partiamo alla volta del Pian Traversagn, ad uno ad uno a distanza di tre metri passiamo davanti a Bartolo che scrupolosamente verifica il buon funzionamento dei nostri Artva... procediamo a passo spedito sul tratto di strada coperto da un velo di neve che ci conduce a Sant'Anna, in modo da riscaldare i muscoli intirizziti dal gelo...
svoltiamo a sinistra percorrendo la traccia che porta su al pianoro...fino al bivio per la vecchia miniera, qui il sole ha già illuminato il manto nevoso, per noi, una piacevole sosta per consumare una frugale colazione. Scegliamo di proseguire sulla strada, con uno sguardo ai canaloni che frequentemente scaricano gli accumuli di neve… l’occhio attento dei più esperti fa da guardia per tutti. Oltrepassiamo i conoidi di neve sulla strada provocati dalle slavine cadute alcuni giorni dopo le nevicate… verso le 11.30 siamo all’inizio del Pian Traversagn… molte persone oggi sulle nostre tracce, chi con gli sci, chi con le racchette… si disperdono nel pianoro… i più agguerriti proseguono per conquistare la Marchisa
Noi scegliamo di proseguire fino alla baita assolata del caro amico Tony Richard sulla destra orografica per pianoro, verso la vecchia miniera…
Puntuali a mezzogiorno troviamo posto davanti alla baita… pranziamo con il necessario per spegnere il languorino… senza esagerare… abbiamo ancora le score tipo cammelli del pranzo di Natale…
Quattro sciatori scendono da Punta Rasis, appena sopra di noi… si avvicinano a noi e scopriamo che il primo è proprio Tony… quattro chiacchiere mentre accende la stufa nella baita per pranzare…
Il sole velato da un leggero lenzuolo di nuvole stenta a scaldare… la brezza frizzante la fa da padrone… alcuni di noi riscoprono il vecchio gioco delle scivolate con le borse di nylon… dopo qualche discesa, la pista è belle che fatta… Paolo propone il suo “nylon da serra” di dimensioni esagerate, l’antenato del bob a quattro… diverse squadre si presentano al cancelletto di partenza… per provare l’ebbrezza della discesa.
Purtroppo è l’ora di scendere… in fila indiana seguiamo Bartolo… passiamo per il sentiero della vecchia miniera. Al fondo del pianoro imbocchiamo il canale che scende ripido fino ad incrociare di nuovo la strada. Le parti più ripide vengono affrontate da alcuni di noi col metodo  inglese “Culeman”…
Come ogni gita…. Raccogliamo le impressioni le risate, le immagini delle nostre meravigliose montagne, davanti ad una tazza di cioccolata fumante… rinnovando il prossimo appuntamento con le nostre camminate… per il giorno della Bafana…
Beppe

giovedì 29 dicembre 2011

Bosco dell'Alevè - Domenica 18 dicembre 2011


Primi scambi di auguri alla sede del C.A.I. venerdì sera e, tra una fetta di panettone ed un bicchiere di spumante, si condividono proposte ed idee per l’ultima uscita domenicale prima del Natale.
Il tempo pare… sarà dalla nostra parte, ma dobbiamo comunque da subito restringere la rosa delle possibili mete perché Beppe ci aggiorna in tempo reale informandoci che, sulla scala del pericolo valanghe, il rischio è… marcato (3 su 5) in quanto il manto nevoso è debolmente consolidato anche a causa dell’azione eolica di questi ultimi giorni: occorrerà dunque prestare la dovuta attenzione nella scelta dell’itinerario.
Considerando che a pochi passi da noi, proprio sotto il Monviso, esiste un bosco millenario del quale già parla Virgilio nell’Eneide e che proprio il bosco, si sa… da sempre… è la miglior difesa contro le valanghe… perché non trascorrere la giornata in un luogo suggestivo ed incantato come il Bosco dell’Alevé? Domenica mattina siamo in quindici a raccogliere l’invito ed a risalire il primo tratto dell’itinerario che, due mesi or sono, avevamo percorso a ritroso scendendo dalla cima della Losetta.
Giunti al bivio per il passo di S. Chiaffredo, abbandoniamo il sentiero diretto al Rifugio Vallanta ed attraversato il fiume, su un ponte in legno ormai coperto di neve, ci addentriamo nella cembreta.
L’atmosfera da subito si carica di magia: il bosco è… a tratti, aspro, ma affascinante; sfida il tempo e le stagioni; regala silenzi smisurati, smussati appena dall’incedere dei nostri passi, oppure recisi di netto dalle risate fragorose del gruppo, soprattutto quando qualcuno si diverte a tirare palle di neve.
Forse è necessario fare un piccolo sforzo e tornare un po’ bambini per poter cogliere col dovuto stupore la bellezza e la suggestione di questo luogo incantato.
Un bimbo potrebbe riuscire a scovare qua e là gnomi, fate e folletti… Noi adulti difficilmente sapremmo fare altrettanto, ma pur restando coi piedi per terra potremmo comunque scoprire i tesori della più bella cembreta delle Alpi.

Oggi per esempio il vento si è spesso divertito a suonare tra i rami: gelido sul viso e tagliente come una lama sulla fronte, ma anche dolce melodia e sferzata di energia vitale.
E cosa dire dell’andirivieni che s’udiva tra i rami poco prima di salire al rifugio Bagnour?
La necessità di raggiungere il gruppo non ci ha permesso di sostare il tempo necessario per scoprire quali specie di uccelli stavano volando di ramo in ramo (l’obiettivo di Gian avrebbe sicuramente fissato in modo indelebile le “gesta” del pennuto se solo si fosse manifestato ai nostri occhi).
Possiamo solo immaginare che siano state nocciolaie o ghiandaie, rumorose e garrule, intente a consumare le scorte di pinoli nascoste nelle crepe dei tronchi.
Ed eccoci nel cuore del bosco, al rifugio Bagnour, dove la dimensione fantastica è smorzata dalla presenza delle numerose persone che oggi son salite fin quassù.
In un batter d’occhio i nostri uomini si prodigano per sistemare una lunga tavolata, cosicché si possa condividere il pasto insieme sulla terrazza inondata di sole.
Una porzione abbondante di polenta fumante viene celermente servita ed altrettanto velocemente i piatti si svuotano: bisogna pur nutrire questa fantasia… ma anche… e soprattutto le gambe che… “energiche” dovranno riportarci a valle!
Il sole, seppur splendente non riesce a mitigare a dovere il grande gelo, così, dopo la pausa caffè, siamo nuovamente e “rumorosamente” in marcia (forse per non essere da meno rispetto al nostro amico “gai”: uccello chiacchierone, appunto).
Un’ultima sosta per osservare da vicino la pregevole baita-rifugio Grongios Martre, frutto di una decina di anni di lavoro da parte di un artigiano di Pontechianale, poi… inevitabilmente… come ogni domenica che si rispetti, arriva il momento dei saluti. Oggi oltre a… “Ci si vede la prossima domenica” si sente soprattutto… “Buon Natale, ci vediamo a S. Stefano!”
Nessuno pare deluso per aver scelto un itinerario così “magico” in alternativa alla frenesia per la caccia all’ultimo dono.
Ma i “cacciatori di regali”, in quest’ultima domenica pre-natalizia, avranno saputo vivere la dimensione di attesa e di stupore che il “bosco incantato” ha saputo regalarci…?
La Maestra a Quadretti

mercoledì 28 dicembre 2011

Notturna a Punta Ostanetta - Sabato 10 dicembre 2011


Il ritrovo oggi è alle 16, sì perché l’obiettivo è…la notturna!!!
Il cielo è sereno, la luna sarà piena, i partecipanti sono entusiasti e tutto promette per il meglio anche se,  per la verità, una pecca c’è: dovrebbe essere l’inaugurazione della stagione “ciastre” ma … c’è carenza di materia prima; la neve scarseggia.
Così, dopo la tappa consueta da Natale a Paesana per raccogliere tutti i partecipanti e prendere qualcosa di caldo, si riparte alla volta di Pian del Ciarm, sopra Ostana.
Parcheggiamo nel piazzale completamente sgombro dalla neve: quante volte siamo partiti con le ciastre già ai piedi dall’ultima borgata parecchio sotto?
Ci prepariamo mentre un vento freddo soffia e partiamo. Si chiacchiera, ci si scalda e il cielo imbrunisce sempre più: a poco a poco cala l’oscurità, a poco a poco sale la luna; si accendono le luci della pianura e dei versanti di fronte.
Percorriamo alcuni tornanti della strada sterrata che parte proprio a fianco degli abbeveratoi e, all’altezza del “grande masso”, abbandoniamo la strada per inerpicarci sul versante erboso che sale verso le falde della Punta Ostanetta.
La luna è ormai alta, le nostre pile sono del tutto inutili, la carovana guidata da Luigi procede tranquillamente: si può seguire senza alcuna difficoltà chi sta davanti senza timore di inciampare.
Il PANORAMA sul Monviso è ormai completamente aperto e la nostra montagna preferita è lì che ci guarda, lei sì, bianca di neve contro il cielo ancora blu intenso; qualche stella contorna lei e il suo mantello.
Ci fermiamo per rifocillarci e, voltandoci, osserviamo meglio lo spettacolo alle nostre spalle: fantastico, è sempre nuovo!!!
Qualche chiacchiera e poi si ritorna perché ci attendono per la cena al nuovo agriturismo.
Buon cibo, buona compagnia, chiacchiere, racconti, Gustin sempre sulla breccia con le sue storie, la sua cordialità, la sua curiosità, l’entusiasmo!
…c’è anche chi dice, che quella sera, sulla punta dell’Ostanetta c’è stato veramente…
Risalendo in auto, un ultimo sguardo alla notte: il Monviso è lì, bello, bianco, impassibile.


Paola

martedì 6 dicembre 2011

Sentiero Lanzetti - Domenica 4 dicembre 2011


RICETTA
per una “sfiziosa ed energetica” domenica in montagna

Tempo: 4 ore e trenta minuti circa più 2 ore di riposo.
Grado di difficoltà:     medio -
scarso per quanto riguarda la fase di riposo.

INGREDIENTI per 15 persone:

        Una limpida e ventosa domenica di inizio dicembre;
        la bella Valle Varaita;
        l’assolato sentiero Lanzetti;
        una sosta per il pranzo al Rifugio Savigliano;
        il rientro con tappa obbligata al Segnavia di Brossasco.

Procedimento:

Risalita la Valle Varaita fino a Genzana di Pontechianale, GIRATE a destra e, dopo poche centinaia di metri, parcheggiate le auto nei pressi del Rifugio Savigliano.
TOGLIETE zaini e bastoncini dal portabagagli, infilate scarponi, occhiali da sole, berretti e… con passo lento e cadenzato, iniziate a percorrere i lunghi tornanti in direzione “Le Conce”.
Guadagnando quota gradualmente, prestate attenzione al fondo stradale alquanto melmoso e… al primo bivio, svoltate a sinistra (sentiero Lanzetti).
DISPONETEvi ora in ordine sparso ed ammirando di fronte a voi l’imponente mole del Pelvo d’Elva, approfittatene per tarare gli altimetri.
PROSEGUITE spensieratamente fino a quando la presenza di neve sul sentiero contribuirà a rendere la marcia più suggestiva.
PREPARATEvi ad affrontare alcuni tratti ricoperti qua e là da sottili lastre di ghiaccio; PROCEDETE dunque con la dovuta cautela “sostenuti” dai compagni di viaggio.
UNITE il piacere per il movimento a quello per la gola concedendovi una pausa sostanziosa a base di cioccolata calda.
NEL FRATTEMPO appagate anche la vista ammirando dall’alto l’abitato di Chianale, piccolo scrigno, considerato a pieno titolo uno dei Borghi più belli d’Italia.
CONTINUATE percorrendo un incantevole tratto in pineta, dove potrete osservare il “lavoro d’erosione” compiuto ad opera dei cinghiali.
Quando già lo sguardo si poserà sul tratto terminale della valle e sulla conca del Lago Blu, salite gradualmente il ripido versante erboso fino a raggiungere l’ingresso di un fortino abbandonato.
Munitevi di pila o fatevela prestare ed introducetevi con cautela nel buio cunicolo.
Nonostante il luogo insolito ed appartato, potreste dovervi riparare dal bombardamento incessante dei flash di un audace fotografo.
PROSEGUITE risalendo un’erta scala, cercando di scansare bottiglie di vetro e latte arrugginite per giungere infine nella sala centrale dove, affacciandovi da una feritoia, potrete ammirare il panorama.
Non fatevi intimorire da un “misterioso ritratto” che, a volte… compare sulla parete…
Dopo un’avventura così emozionante e non priva di rischi, SALTATE qua e là, scendendo di buon passo uno scosceso pendio erboso e raggiungete la sede stradale.
La marcia potrà risultare più noiosa, ma la vista del lago di Pontechianale vi spronerà a continuare, consci del fatto che il pasto di mezzogiorno (oggi posticipato alle 14) sta per concretizzarsi.
Sedendovi a tavola DISPONETEvi ALLINEATI, PASSATEvi i vassoi colmi di verdure cotte e crude ed AFFETTATE il tutto con diligenza.
Lasciatevi SERVIRE più volte un’ottima “bagna cauda” nella quale intingere i vegetali insieme al commensale seduto di fronte a voi.
Questa fase richiederà molta calma e pacatezza.
GUARNITE questo momento chiacchierando con gli amici e condividendo pensieri ed emozioni.
INSAPORITE il tutto con un’inattesa esibizione canora.

Suggerimento dello chef:

Se lascerete “decantare questa giornata” sorseggiando “qualcosa di caldo” al Segnavia di Brossasco, potreste scoprire “dettagli” fino a quel momento rimasti nell’ombra… : un’appendice di allegria prima di tornare a casa…

La Maestra a Quadretti

domenica 4 dicembre 2011

Quattro passi al Rifugio Jerwis. domenica 27-11-2011

Qual’è il momento più utile per fare una riflessione sulla gita di domenica scorsa?

Forse restando seduti sul sofà, una domenica  pomeriggio con l’influenza che ti rende una meba, mentre il gruppo di amici è attore in un’altra avventura sui monti…
Ma andiamo per gradi…
L’altro venerdì in sezione studiavamo le cartine per individuare un’escursione nuova da fare…
in questo periodo di transizione tra l’autunno e l’inverno , dove la neve stenta ad arrivare e quella poca caduta colora di bianco le “terre alte”, diventa difficile scegliere belle escursioni…
Dopo varie proposte scegliamo la più rilassante… una tranquilla camminata fino al rifugio Willy Jerwis in Val Pellice… per degustare l’ottima polenta.
Ritrovo consueto alle otto alla stazione dei treni… noi da carmagnola, capeggiati da Gian partiamo di buon ora… così che quando arriviamo a Cavour nuovo punto di incontro, i saluzzesi devono ancora partire… forse Gian era “sagrinà” di arrivare all’appuntamento in ritardo…
Ripartiamo al seguito della collonna saluzzese per sostare a Luserna per il caffè… in un battibaleno sconvolgiamo  la tranquilla domenica di paese… piombiamo in 24 persone all’interno di un bar sulla piazza. La barista indaffarata nel servire caffè e cappuccini ci confessa che il suo lavoro reale è un altro… sostituisce la figlia in maternità… usciamo dal bar con il sospiro della barista e riprendiamo il tragitto fino al parcheggio di Villanova.
Oggi il capobranco e Maicol… si è occupato di prenotare dato che conosce bene il gestore, adesso è capofila e dispensa informazioni sul posto agli amici che camminano vicino a lui… breve sosta alla cascata ancora scrosciante d’acqua… piu in là nellìinverno, quando il gelo fermerà le gocce modellandole formando una bellissima e sinuosa cascata di ghiaccio, il nostro mitico Gustin si prodigherà per l’ennesima volta nel salirla con piccozza e ramponi. Ogni tanto nelle serate del mercoledì sera in sede al Cai racconta le sue avventura sulle cascate in Val Pellice…
Una famigliola ci accompagna durante il viaggio… il bimbetto è incuriosito vedendo il gruppo di “ragazzacci” chiacchierare e ridere animatamente.
Arriviamo al rifugio verso le 11.30… godiamo del sole caldo sul terrazzo che guarda verso la Conca del Pra e il Monviso… alcuni di noi non riescono a restare fermi, aspettando le 12.30 fa quattro passi sulla stradina che si perde nei prati antistanti il rifugio.
Alle 12.30 il profumo della polenta attira tutti noi alla tavola imbandita, iniziamo con un tagliere di affettati spettacolare… degno di essere immortalato con la macchina fotografica. Non è solo bello, ma anche ottimo da gustare… il vino rosso e bianco accompagnano il banchetto… arriva la polenta fumante accompagnata dalla salsiccia con sugo e spezzatino al brasato, non manca il formaggio in svariate forme e gusti.
Il dolce… una sorpresa… dopo il trancio di deliziosa crostata alle prugne, salta fuori dallo zaino di Ivo una meravigliosa torta e due bottiglie di spumante per festeggiare i suoi 45 anni, un augurio in coro per lui rimbomba nella sala…
Quattro chiacchiere con il gestore degustando i suoi digestivi, tra cui il genepy, il kumel e la genzian,  nel frattempo arriva l' ra di ritonare a casa.
Riprendiamo il sentiero del ritorno e percorrendo le immagini della Conca del Pra imbiancata e contornata dal profilo delle montagne, le risate, i volti sereni di ognuno di noi per un giorno trascorso lontano dai centri commerciali, arriviamo alle macchine.
Ci salutiamo degustando un “collino” in un Bar di Bobbio Pellice… sì, qui il marocchino viene ancora chiamato Collino, nome più gentile, facendo una breve ricerca su internet, scopro che  porta il nome del barista di Pinerolo che lo inventò.

Mula

venerdì 25 novembre 2011

Notturna con le ciastre


Carissimi... siamo giunti alla fine dell'anno, con l'ultimo impegno sociale...
La collaudatissima notturna di fine anno con cena in rifugio per scambiarci gli auguri per un nuovo anno pieno di gioia...
andremo in Valle Po a fare quattro passi verso Punta Ostanetta e cenare nel nuovo agriturismo "A Nostro Mizoun"
Ritrovi:
ore 16.00: Piazzale Stazione dei trenia Saluzzo
ore 16.30: Bar "da Natale" a Paesana
ore 20.30 Agriturismo "A Nostro Mizoun" Borgata Durandin, 39 - Ostana
Prenotazione obbligatoria Entro e Non Oltre Domenica 4 dicembre sia per l'escursione che per la cena
Monica 3407261991
Beppe 3479166234
escursionismocaimonviso@gmail.com

giovedì 24 novembre 2011

Rifugio Livio Bianco - 20 novembre 2011

Diciassette volenterosi escursionisti

Ormai “gruppo collaudato”, son partiti una domenica

Mattina

E… sicuri del fatto che la poca

Neve presente in quota non avrebbe richiesto l’uso delle ciastre,

Incuranti del freddo pungente, han

Caricato “armi e bagagli” sulle

Automobili, percorrendo


20X 3 Km circa in direzione S. Anna di Valdieri. Sotto il sole delle…


Nove… le nostre lunghe

Ombre si son messe in movimento risalendo di buon passo il

Vallone della Meris.

È ormai coperto da un

Manto nevoso il

Bel Gias del Prato che, in primavera, ci

Regala il suo tappeto di

Erba e crochi.


Ghiaccio vivo ed insidioso

Invoglia “Mauri-bambino” ad usare i

Tornanti come scivoli

Al luna park.


Arriveremo presto alla meta, prima che giunga

L’ora del mezzodì?


Rifugio Dante Livio Bianco… eccoti qui!

Immacolato è il panorama,

Fino alla cima del Monte Matto.


Un

Gran da fare ci diamo tutti per

Iniziare il lauto pasto…

Ognuno armeggia nel proprio zaino…

Leccornie varie son consumate e

Il grande gelo viene temprato grazie al

Vinello sorseggiato.

I nostri sguardi sono puntati sulla “micchetta” di Paola-fisio

Oh… Che bonta! Ma tutti si chiedono se a finirla ce la farà!


Bene… è tempo di ripartire…

Intirizziti scendiamo ormai spediti.

Ancora attimi di silenzio e pace

Nessun rumore… solo un

Camoscio ci osserva dall’alto e forse, forse… si chiederà…

Oggi ho compagnia… Domani, chissà?

La Maestra a Quadretti

lunedì 21 novembre 2011

Pian del Lupo - Sabato 12 novembre


Sabato sera alternativo? Il segreto per non sbagliare è prendere una quarantina di persone di età varia, con passo spedito e di buona compagnia, disporre di una notte di luna piena con tanto di stelle e, tanto per strafare, concludere in bellezza deliziandosi il palato con un’ottima cena… Ma andiamo con ordine…
Il ritrovo è come al solito alla stazione di Saluzzo, dove la nostra “capogita” Dona  non perde tempo in ciance e si affretta a farci salire in macchina per guidarci in borgata Agliasco, nei pressi di Paesana, dove avrà inizio la nostra escursione al chiaro di luna… A dire il vero il tempo non sembra dei migliori e c’è già chi maligna che avremo ben poche stelle da guardare, ma non ci perdiamo d’animo e, appena tutti riescono a trovar parcheggio ci attrezziamo con giacche, scarponi e pile frontali per affrontare la nostra passeggiata fino a Pian del Lupo. Le piogge dei giorni scorsi han lasciato il segno anche qui e presto ci ritroviamo immersi nella “pauta” a destreggiarci nell’oscurità per evitare di inzupparci del tutto… ma poco importa, l’allegria non manca e le chiacchiere la fan da padrona, turbando non poco la quiete della zona. Intorno a noi tutto tace e sembra davvero di addentrarsi sempre più in territori bui e sconosciuti finché ad un tratto…eccola là! La luna appare in tutto il suo splendore, lasciandoci senza parole… pian piano lasciamo la foschia alle nostre spalle ed entriamo in un paesaggio nuovo, sovrastati da un manto di stelle e abbagliati dal bianco del nostro Monviso… Non resta che spegnere le pile (tanto ormai siam giunti alla meta) e godersi lo spettacolo! Eccoci in breve tutti con il naso in su a seguire con attenzione le spiegazioni accurate e precise di Lele, che cerca di trasmettere a noi profani qualche conoscenza di base su stelle, costellazioni, galassie… qualcuno ha anche la fortuna di avvistare una stella cadente ed altri si divertono a riconoscere la costellazione del Cigno, il Carro e la stella polare, il pianeta Giove… si potrebbe stare ore con il naso in su ma… ritorniamo in fretta coi piedi per terra al rumore delle bottiglie che escono dagli zaini! Dopo esserci rifocillati, riprendiamo la strada del ritorno, a passo spedito, sempre con il Monviso che ci sovrasta e se la testa è ancora un po’ persa a scoprire le costellazioni lassù, la pancia è ormai orientata alla cena che ci aspetta da Ernesto! Infatti la nostra prossima tappa è il Miravidi, dove ci attende una succulenta cena (quasi un pranzo di nozze secondo qualcuno…) che inizia con le famose crescentine di Ernesto per poi concludersi (come da tradizione) con gli altrettanto famosi zuccherini! E tra una portata e l’altra non resta che darsi l’appuntamento per le prossime gite e, perché no, fissare già qualche data per le prossime cene… Torniamo a casa grati a Dona per averci organizzato una splendida serata e a Lele per aver saputo condividere con noi la sua passione per il cielo stellato...e speriamo che i desideri espressi alle stelle cadenti si avverino!
Ma-Ester

giovedì 3 novembre 2011

Carissimi…



Sabato 12 Novembre è stata organizzata un’escursione notturna al Pian del Lupo (da borgata Agliasco – Paesana) per ammirare il profilo delle nostre amate montagne con il bagliore della luna piena…


Durata dell’escursione: 2h 30 (obbligatoria la pila frontale)


Seguirà una grandiosa cena in compagnia al Rifugio Miravidi da Ernesto per degustare le mitiche “Crescentine” (costo indicativo cena 20€)


Ritrovi:


ore 16.30 stazione dei treni a Saluzzo


ore 20.30 Rifugio Miravidi per la cena


in caso di maltempo sarà annullata l’escursione mentre andremo ugualmente a cenare in allegria.


PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO E NON OLTRE MERCOLEDI’ 9 SERA


Donatella 3358338056 (dopo le 18.00)


Monica 3407261991 (dopo le 18.00)


escursionismocaimonviso@gmail.com

mercoledì 2 novembre 2011

INCONTRO CON MARCO GALLIANO


A Ottomila metri con lo snowboard
Manaslu Expedition // Settembre 2011
La Snowboard Expedition Asd,
con il patrocinio del comune di Saluzzo,
è lieta di invitarVi alla conferenza stampa/aperitivo
che racconterà le emozioni, le paure, le gioie,
gli aneddoti più belli dell’incredibile spedizione di
Marco Galliano
PRIMA DISCESA MONDIALE CON LO SNOWBOARD
DAL MANASLU (8.163MT)
e
Carlo Alberto Cimenti
PRIMA DISCESA ITALIANA CON GLI SCI
Un incontro che potrebbe regalarVi anche una sorpresa...
L’appuntamento è per


GIOVEDI’ 3 NOVEMBRE
alle ore 18 nelle sale dell’Antico Palazzo Comunale
di Saluzzo (Cn)
CENTRO STORICO - VICINO ALLE EX CARCERI
Saranno presenti il sindaco di Saluzzo, Paolo Allemano,
e il presidente del Cai Monviso, Carlo Gagliardone.
L’incontro sarà seguito da un buffet/aperitivo per i giornalisti invitati.
//contatti e info
www.marcogalliano.it
info@marcogalliano.it
Relazioni esterne:
Veronica Balocco
347 8355575
v.balocco@libero.it

martedì 1 novembre 2011

GRANGE USSIERA - domenica 30 ottobre 2011

Beppe l’aveva auspicato scrivendo la cronaca di domenica scorsa: “Chissà che domenica prossima si cammini già sulla neve…”



Io, sinceramente, ci credevo molto poco, ma, martedì scorso, il signor inverno, algido e prepotente, si era dato parecchio da fare e, quando le cime erano tornate visibili, l’innevamento aveva raggiunto quote decisamente basse.


Si poteva cominciare a sperare…


Venerdì sera si è pianificata ulteriormente la gita e l’attenzione si è focalizzata sul Vallone di Unerzio che ci avrebbe forse permesso di indossare le ciastre e pestar neve.


Le previsioni meteo, anche questa domenica, hanno regalato un cielo azzurrissimo e temperature alquanto gradevoli, difficili da immaginare per chi non era in montagna .


Con un indice di parole-chiave cercherò di sintetizzare questa bella esperienza trascorsa oggi, come sempre, in ottima compagnia.


VENTI: è il numero dei componenti dell’allegra brigata che, nonostante il ritorno all’ora solare, si ritrova “puntuale” per la prima colazione a Dronero.


NEVE: è la parola tanto desiderata e si concretizza all’altezza di Ponte Marmora, aumentando di spessore chilometro dopo chilometro.


CIASTRE: sono quelle che infiliamo, seppur con qualche indugio, poco oltre Chiavetta, da dove partiamo.


RIFUGIO UNERZIO: angolo di paradiso, abbandonato tre domeniche or sono, dopo aver banchettato in allegria e che oggi ci accoglie in veste invernale e ci consente di sostare brevemente per poterci dissetare.


LARICETO: bosco dorato verso il quale puntiamo, percorrendo un tratto un po’ faticoso, ma decisamente suggestivo. Sotto diciannove paia di ciastre e sotto gli scarponi di Maurizio (“integralista”, oggi no ciaspole!)… un manto di neve candida ricoperta da un sottile strato di foglie aghiformi che il larice perde in inverno per poter avere maggior resistenza nei confronti del freddo (qualche esperto di flora alpina puntualizza che si tratta della specie detta “larice peloso”: fonte attendibile??)


SOLEGLIO BUE: è il colle che ci proponiamo come meta, quando l’entusiasmo raggiunge livelli “pericolosi” e ci fa esclamare che, su una scala da 1 a 10, la voglia di ciaspolare fin lassù è pari a 10!


GRANGE USSIERA: è la meta reale, concreta e sognata, quando, all’uscita dal lariceto, dopo aver pestato neve “marcia” e cercato di scansare massi, cortecce, tronchi d’albero, rami e rametti vari, chiediamo imploranti a Beppe, che oggi tiene un passo “infernale”, di “ruotare” di qualche grado e di puntare verso valle.


PRANZO: momento tanto desiderato (qualcuno oggi sente particolarmente brontolare lo stomaco perché le 12,30 sarebbero già le 13,30), pace dei sensi, ristoro, delizia per il palato, varietà di sapori, trionfo di dolci e di cioccolato in forme varie…

PIGNA: la sottolineatura e la dimensione del carattere sono volute e necessarie per mettere in evidenza la parola che, più di tutte, merita un posto d’onore in questa giornata.


A farne le spese Maurizio e coloro che, invano, hanno tentato di condividere la “copertina”, sognando un tranquillo riposo post-banchetto.


Gli sguardi d’intesa di chi, in mattinata ha “subito” soprusi vari ed è stato costretto a rialzarsi più volte dalla neve, perché spinto e ancora spinto, si manifestano già durante il pranzo.


Poi, io, Monica e Maria decidiamo di passare alla vera parte operativa, pianificata in modo scrupoloso: unico obiettivo… MauriManolesta.


Fase uno: lancio di pigne, prima mirato, poi anche “a pioggia”.


Fase due: mentre il “soggetto” viene distratto, si provvede a riempire di pigne gli scarponi del malcapitato che, secondo i calcoli, non potrà mai raggiungerci sulla neve.


Fase tre: gran finale, con bombardamento di palle di neve (a farne le spese anche Mario, Lu e Manu…, ai quali chiediamo Scusa, con la “esse” maiuscola).


Nonostante la neve ed i piedi scalzi, l’impeto rabbioso fa sì che il “soggetto” riesca comunque a vendicarsi in parte, scaraventandoci nella neve e ricoprendoci senza pietà! Anche la discesa non sarà cosa facile per noi tre “povere fanciulle indifese”, senza più amici. Si sente anche mormorare… “Se la sono cercata, chi la fa… l’aspetti!”


FOTO: sono quelle che si guarderanno in settimana sbirciando sul sito e che, come sempre, permetteranno di fissare in modo indelebile i ricordi di questa spensierata, scherzosa e piacevole giornata.


Alla prossima…


LA MAESTRA A QUADRETTI

mercoledì 26 ottobre 2011

Domenica 23 ottobre – Rocca la Meja…

Venerdì la sede è semideserta, siamo quattro gatti, ma la voglia di combinare una gita per domenica non manca… sicuri che all’appuntamento saremo numerosi…
Si propongono due mete… la prima è il rifugio Dante Livio Bianco, in Valle Gesso…
La seconda certamente più affascinante è Rocca la Meja presso l’esteso altopiano della Gardetta…
Intanto che la scelta matura, diamo l’appuntamento per domenica alle 7.30 alla stazione dei treni…
Tra qualche sms ai più assidui e il passaparola… domenica mattina siamo ben 19…
Inutile dire che la scelta ricade su Rocca la Meja… più impegnativa ed affascinante… sostenuta con forza da più di metà gruppo, sarebbe la prima volta per loro…
Breve sosta al Filatoio di Caraglio per incontrare Luigi, Gian e Maria… e al bar a Caraglio per il caffè… riprendiamo il cammino fino al parcheggio nei pressi dei ruderi della caserma Bandia nel pianoro della Gardetta.
Il cielo grigio sopra Caraglio diventa più cupo man mano che saliamo la Valle Grana… nei pressi di Campomolino ci accoglie la nebbia… arrivando a Castelmagno, il santuario si vede a appena, il nastro d’asfalto scompare nella nebbia, siamo privi di riferimenti esterni, sembra di fare un viaggio nel tempo.
L’umidità della nebbia è stata congelata sui larici e sui fili d’erba del bordo strada… la “Galaverna” ha cancellato i colori autunnali, colorando il tutto di bianco lattiginoso…
Il termometro dell’auto segna -5°C… “chissà che freddo farà in punta alla Meja!!!”, il ghiaccio impedirà la salita!!!
Bartolo, in cima alla colonna di macchine sta già pensando ad un’alternativa, quando… and un tratto il paesaggio cambia… la nebbia si dirada, lasciando spazio al sole e ad una giornata magnifica…
La montagna si riprende i colori autunnali… restiamo tutti a bocca aperta quando osserviamo il mare di nuvole bianche inonda le insenature delle valli… “I Fiordi Norvegesi!!” qualcuno esclama.
Che Meraviglia… ci fermiamo per fermare le immagini sulle nostre macchine fotografiche e nelle nostre menti…
Il sole riporta la temperatura sopra lo zero, ci prepariamo per l’escursione stupefatti e increduli per la giornata che si prospetta magnifica…
Partiamo in direzione del colle d’Ancoccia… che raggiungiamo in una manciata di minuti…
Di fronte a noi la Meja, “Slanciata struttura di rocce sedimentarie (calcari dolomitici) a stratificazione verticale…” affascinante… imponente… alle spalle il lenzuolo di nuvole evidenzia la morfologia delle valli. Abbandonato il prato seguiamo la traccia che sale sul conoide di detriti fino all’attacco… alcuni di noi sono un po’ preoccupati per la prima salita impegnativa… non i soliti sentierini di montagna…
Simona ricorda a noi “esperti” di soffrire un po’ di vertigini… Luca la rassicura incoraggiandola a procedere con calma.
Con la massima attenzione iniziamo la salita verso il la vetta… un passaggio subito impegnativo, forse il più difficile, lo superiamo senza difficoltà…
La fila indiana prosegue lungo la traccia… intanto altre tre persone sono in avvicinamento dalla conca della Gardetta. Presto siamo di fronte al canalone incassato che, anche se ripido, sembra meno “pauroso” da affrontare, perché impedisce la visuale verso il vuoto…
In cima al canale svoltiamo a destra e dopo un salto di roccia poco impegnativo, ecco che spunta la croce.
Ad uno ad uno arriviamo in vetta… le congratulazioni tra tutti… con baci alle donne, semplice stretta di mano tra maschietti… un po’ di tempo per godersi il panorama spettacolare dalla cima… i profili delle montagne sopra il mare lattiginoso di nuvole, il profilo del Re di Pietra che predomina il “paradiso” e in fondo a nord… il gruppo del Monte Rosa.
Questa mattina salendo il vallone sembrava di percorrere il paesaggio dantesco, dal grigio della pianura al bianco della nebbia nei pressi del santuario alla luce del sole che risalta i colori autunnali sul pianoro della Gardetta…
È ora di pranzo e come consuetudine il banchetto è ricco di tante cose buone da condividere… intanto altre persone raggiungono la vetta… tra loro riconosciamo il grande amico Mente Berardo e Bruno Rosano che in compagnia di alcuni amici della Valle di Non hanno passato il week end in Valle Maira…
All’una è ora di scendere… con gran dispiacere dobbiamo lasciare il “paradiso” per ritornare nelle penombre… la discesa è impegnativa quanto la salita e deve essere affrontata con calma ed estrema sicurezza…
Pian piano ripercorriamo il canalone … arriviamo al colletto… e sempre con estrema cautela scendiamo alla base della Meja… ritornano i sorrisi e le chiacchiere disinvolte, imprigionati dalla tensione nervosa…
Alla fine dei detriti vicino a due enormi pietroni godiamo spaparanzati sul prato ancora di una buona mezz’ora di riposo … sono quasi le 16.00 quando ripercorriamo il sentiero che conduce al parcheggio… al colle d’Ancoccia guardiamo per l’ultima volta di oggi la Meja…
Il sole crea giochi di luce e ombre con le sue rocce stratificate…
Ci cambiamo di vestiti e via… verso casa… non prima di aver consumato la prima cioccolata calda di stagione al bar e aver condiviso i ricordi di una giornata meravigliosa….
Chissà che domenica prossima si cammini già sulla neve…
Mula

venerdì 21 ottobre 2011

Monte Losetta - domenica 16 ottobre 2011

La salita al Monte Losetta, programmata per domenica 18 settembre e… quel dì sfumata, sepolta sotto strati vorticosi di nuvole pregne di pioggia battente, torna alla nostra attenzione venerdì sera, quando Maurizio estende l’invito al gruppo.

Era ormai celata, quasi dimenticata, accantonata a data remota ed invece, proprio quando non te lo immagini più, ecco che un’inattesa giornata si rivela una sorprendente avventura.

Così, formati ed informati sulle previsioni meteo che promettevano cielo limpido, ma anche temperature “in picchiata” partiamo in quattordici in direzione rotabile del Colle dell’Agnello, località Grange del Rio.

Dopo Sampeyre lo sguardo è rivolto, più che al panorama, al termometro dell’auto che inizia una paurosa discesa verso il basso, fino a rasentare i meno 3,5°.

Così non rimpiango l’idea di aver già indossato i pantaloni invernali, anche se qualcuno meno freddoloso della sottoscritta, giustamente commenta: “ Ma quest’inverno come si vestirà?”

Le critiche aleggiano anche quando infilo un vezzoso berretto di lana, impreziosito da due rose.

Avrei dovuto sapere che l’abbigliamento “tecnico” non si sposa assolutamente con questo innocuo dettaglio femminile. Mah…

Fatto sta che, almeno per la prima mezz’ora, è una bella sensazione tenere la testa al “calduccio”, indossando un copricapo più o meno “adeguato”, dal momento che il vento gelido “taglia la fronte come una lama”.

Poco oltre il pianoro della Grangia Bernard ci concediamo una breve sosta e subito i primi thermos fumanti fanno capolino dagli zaini, mentre thé o caffè vengono sorseggiati con parsimonia al fine di prolungare il più a lungo possibile la benefica sensazione di tepore.

Giungiamo in tarda mattinata verso il fondo del Vallone di Soustra, dove già il sentiero incomincia a restringersi e la pendenza si accentua.

A testa bassa, accecati dal sole che ci sta di fronte, con passo lento e qualche pausa di troppo a causa dei primi malanni di stagione che impediscono una respirazione ottimale, guadagniamo il Passo della Losetta, avvolti da un silenzio irreale.

Una brevissima sosta prima di percorrere gli ultimi 182 metri che ci separano ormai dalla cima.

Alle ore 12,20 circa raggiungiamo la croce di vetta per le foto di rito. Grandiosa è la visuale su tutte le cime che contornano il massiccio del Monviso, sul vallone di Guil, nel parco regionale del Queyras, e su quello di Vallanta.

Per il banchetto di mezzodì decidiamo di ridiscendere al Passo e lì, adocchiato un piccolo fazzoletto erboso, stendiamo le nostre copertine.

Il freddo del mattino è ormai un lontano ricordo, tanto che alcuni osano anche le mezze maniche.

L’allegria prende il sopravvento in questo momento di convivialità e condivisione.

I benefici effetti sull’umore generale sono prodotti anche dalle endorfine alimentate quasi sicuramente dalla corroborante e fumante cioccolata calda che, Maurizio, capo-gita, “tenta” di offrire al resto del gruppo, scuotendo vigorosamente il thermos.

Forse le dosi non sono state propriamente rispettate, forse la “quota elevata” crea scompensi non previsti, fatto sta che, come testimoniano le foto, veniamo deliziati da una specie di “Nutella tiepida” che ben accompagna i biscotti di farina di castagne.

Giudizio da chef: niente male!

E… il “cibo degli dei”, oltre ad appagare l’animo, fa riaffiorare anche remoti ricordi d’infanzia.

Distesi al sole, ascoltiamo, rapiti, la storia di Mauri-bambino e del suo cioccolatino nascosto e dimenticato, un dì d’estate, sotto il cappello che, un tempo, gli copriva la folta chioma.

Subito però la realtà riprende il sopravvento per ricordarci che è tempo di tornare.

Lo facciamo affacciandoci e percorrendo il lungo vallone di Vallanta.

Anche l’omonimo rifugio, oggi, si presenta in un’insolita veste: abbandonato ed “accarezzato” solo dal rumore dell’acqua e dal sibilo del vento.

Procediamo spediti e, verso metà pomeriggio, giungiamo a Castello, per concludere poi la giornata alla Porta di Valle a Brossasco.

Duemilacinquecento metri di dislivello sono quelli che abbiamo percorso tra l’andata ed il ritorno; duemilacinquecento volte sarebbe ancora bello tornare in montagna come oggi, potendo godere di un connubio perfetto tra elementi naturali e sensazioni uniche.

La Maestra a Quadretti

giovedì 20 ottobre 2011

LO SAPEVI CHE? Bastoncini per camminare in montagna, come si usano?


bastoncini telescopici

Bastoncini telescopici

BERGAMO — L’abitudine di usare i bastoncini in montagna si è instaurata da non molti anni, ma ha avuto subito un discreto successo.I bastoncini telescopici, prodotti in materiali molto leggeri ed assolutamente maneggevoli, possono essere utilizzati infatti, sia in salita che in discesa, e sono in grado di alleggerire soprattutto la colonna vertebrale e gli arti inferiori. Ma è bene sapere come utilizzarli, al fine di ricavarne tutti i benefici.

A proposito dell’utilizzo dei bastoncini in montagna nel 2008 la Commissione Medica dell’UIAA ha messo a punto delle linee-guida rivolte a medici, non medici, operatori di trekking e spedizioni alpinistiche. E’ fondamentale infatti, fare un giusto utilizzo di questi supporti tecnici che, nella camminata in montagna, sono n grado di alleggerire la colonna vertebrale e gli arti inferiori.

I bastoncini devono essere regolabili e devono avere manopole che bene si adattino alle mani di chi li porta.Quando si cammina senza un carico non c’è molta differenza tra l’avere uno o due bastoncini, mentre quando si é carichi è molto meglio disporre di due bastoncini. Va ricordato inoltre che quando si va in alta quota o in un ambiente decisamente freddo i bastoncini non devono essere troppo lunghi nella camminata: le mani si devono trovare più basse rispetto ai gomiti, evitando così di creare problemi alla circolazione.

Camminando in discesa i bastoncini sono in grado di assorbire una grande quantità di peso, rendendo più agevole il trasporto dello zaino sulle spalle. Ciò risulta vantaggioso soprattutto per le persone anziane o per i soggetti in soprappeso o con patologie articolari o spinali, o, infine, quando si devono trasportare dei carichi molto pesanti.

L’utilizzo dei bastoncini è utile nel garantire un maggior equilibrio statico al corpo, diminuendo la probabilità di cadute, soprattutto quando si cammina su pendii innevati, su terreni bagnati o umidi, attraversando corsi d’acqua o qualora ci si trovi a camminare con scarsa visibilità a causa della nebbia, della pioggia o della neve. Va sottolineato che l’uso prolungato dei bastoncini può ridurre il senso dell’equilibrio e la capacità di coordinamento dell’individuo, specie su terreni di montagna impervi.

Grazie all’utilizzo dei bastoncini si arriva ad un miglioramento soggettivo della percezione dello sforzo fisico, con una camminata più piacevole, distribuendo il carico di lavoro su gambe e braccia. L’uso dei bastoncini va valutato di volta in volta a seconda delle necessità. Non sempre, infatti, sono necessari: qualora divengano ingombranti, come sui terreni impegnativi come sulle creste o su tratti alpinistici, deve esistere la possibilità di poterli fissare allo zaino.

TRATTO DA: http://www.montagna.tv


giovedì 13 ottobre 2011

Domenica 9 ottobre 2011 - Rifugio Unerzio, chiusura acqua

Come consuetudine ad ottobre andiamo a chiudere l’acqua al rifugio Unerzio per l’arrivo della stagione invernale.
È un segno... le mucche abbandonano i pascoli alti per svernare in pianura… le montagne si dipingono con i colori dell’arcobaleno... dal bianco delle vette al giallo oro dei larici che si preparano a spogliarsi dei loro aghi, ai prati colorati di verde pallido, gli ultimi fischi delle marmotte prima del lungo sonno… e la stagione escursionistica estiva si chiude.
Per noi è un momento di festa… ci troviamo per salutare l’estate e prepararci per la stagione invernale… con il desiderio di respirare il profumo della prima neve… dare sfogo all’attrezzatura per le escursioni invernali.
Alle 7.30 puntuali alla stazione dei treni… alle otto per un caffè al Jack bar di Dronero… per iniziare bene la giornata. Ripartiamo per raggiungere Pratorotondo, dopo aver fatto la spesa… per il pranzo. Arriviamo al rifugio verso le 9.30… il freddo pungente “3°” ci accompagna sin dal mattino presto, le ombre diventano lunghe e il sole fatica a scaldare… i primi raggi lambiscono il rifugio solo verso le 10.30.
Mentre Luigi, Mario, Ieio, Monica ed io restiamo al rifugio per i preparativi del pranzo e le pulizie generali del rifugio… il resto del gruppo va a fare quattro passi sul versante assolato del Vallone Unerzio, fino al Colle Ciarbonet …
Alle 12.30 arrivano alla base, forse attirati del profumo del sugo alle olive, dai salami e dai formaggi appena tagliati, o dal brontolio delle loro pance?
La lunga tavola è già preparata… l’acqua nel pentolone bolle… non ci resta che sederci…
I quadratini di focaccia… le fette di salame, l’antipasto di melanzane di Marisa e Luigi… sono le prelibatezze di inizio pranzo, nel frattempo che la pasta diventi “al dente”.
Ecco che Luigi e Bartolo passano di piatto in piatto per servire la pasta… ottima!!!
Le bottiglie del buon vino punteggiano il tavolone… il vociare, le risate, le chiacchiere si disperdono trasportati dal vento… mentre le ore scorrono veloci.
Il formaggio di alpeggio, la gorgonzola, la toma di Sant’Antonio deliziano il palato della seconda portata…
Un attimo di pausa aspettando il dessert e poi…
Le torte della maestra a quadretti e sì… la nostra maestra non insegna solo a contare ai suoi scolaretti, ma prepara delle torte fantastiche… buonissime… deliziose… oggi assaggiamo la mousse di cioccolato e la torta di mele ricamata dalla trama di cioccolato filante…
MMMMMMM che buone… il silenzio per un attimo la fa da padrone… l’unico suono è MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM… (monosillaba che indica piacere, bontà, ripetuta all’infinito finché il gusto rimane in bocca)...
Mentre gustiamo il caffè e il pusa cafè… attendiamo con ansia Ago intento ad accordare la chitarra… ma… aimè quest’anno non è con noi… è lontano 1900 km per lavoro… il nostro pensiero è per lui e sicuramente il suo pensiero per un attimo si ferma sui nostri sorrisi, sui nostri volti… sul faccione di Ieio… che con aria assopita ascolta i discorsi di tutti noi. Era consuetudine concludere la giornata con i canti scritti di suo pugno… e qualche classica canzone…
È ora di riordinare… in realtà ci ha già pensato in parte Marisa “l’attrice” che non riesce a stare ferma… riponiamo le ultime cose, chiudiamo realmente l’acqua e chiudiamo la porta alle nostre spalle.
Passiamo per un saluto da Rolando il nostro “custode” per rinnovare il nostro e il suo impegno a mantenere sempre accogliente il “Nostro angolo di paradiso”.
Beppe