giovedì 17 maggio 2012

Vallone degli Invincibili - domenica 6 maggio 2012


Paulo Coelho  dice... “impossibile fermare il fiume della vita” ed infatti, buono, buono... è già trascorso un intero anno da quando ho avuto l’onore di far parte della sezione escursionismo del C.A.I. Monviso, apprezzandone, da subito, le persone ed il loro modo di fare, l’ambiente solidale, la condivisione, la grande attenzione e professionalità.
Ma, in primo luogo, ho trovato degli amici, con i quali ho vissuto momenti unici ed irripetibili accumulatisi nell’animo avventura dopo avventura.
Oggi mi ritrovo in veste di “osservatrice” e non più di allieva, con il compito di “buttar giù due righe” sulla prima uscita pratica del 17° Corso di Escursionismo, che prende il via sotto un cielo cupo e minaccioso.
Anche il nome del luogo che percorreremo promette bene: Vallone degli Invincibili...
Torneranno imbattuti i nostri sedici eroi iscritti al corso, o la selezione sarà spietata?
Alla stazione, prima di trasferirci in Val Pellice, qualcuno si “arrovella” cercando di capire come mai su Internet non si riescano a reperire notizie relative a questo posto misterioso, per poi scoprire che... sarà pur vero che gli istruttori metteranno gli allievi a dura prova, ma... non in maniera così brutale, tanto da accompagnarli nel... “Vallone degli Assassini”.
Risolto l’enigma del toponimo appuntato in maniera errata, sui visi torna il sereno ed il lungo serpentone di auto può salire fin verso Bobbio Pellice ed oltre, sino alla borgata Bessè.
Intanto, sopra le nostre testoline, il cielo diventa plumbeo, iniziando a deliziarci col suo nettare scrosciante. Per nulla scoraggiati ed intimoriti, ci trasformiamo rapidamente in un nutrito gruppo multicolore, infilando giacche impermeabili, copri zaini, berretti e quant’altro a disposizione.
L’aspro vallone degli Invincibili, per l’ambiente suggestivo e selvaggio ancora integro che offre, ma soprattutto per l’importanza storica che riveste, è da considerarsi uno dei siti più interessanti della Val Pellice. La dicitura sulla bacheca all’inizio dell’itinerario dice: “ In questo vallone, tra “barme” e anfratti quasi inaccessibili, trovarono rifugio e riparo molti valdesi che si videro costretti a lasciare le loro case di fondovalle a seguito della revoca dell’editto di Nantes del 1685”.
Divisi in due gruppi, imbocchiamo la mulattiera, da subito, ben evidente e procediamo speditamente fino al primo attraversamento di un ruscello, dove diversi tronchi accatastati rendono malagevole l’incedere dei nostri passi.
Il grado di difficoltà dell’escursione non si presenta sicuramente come turistico, infatti, poco oltre, la mulattiera è assai rovinata ed il passaggio viene facilitato grazie ad  un rustico ponticello sistemato sulle rocce insidiose.
Conclusa l’impresa da “funamboli” ci troviamo a dover nuovamente attraversare il torrente, saltando come grilli da un masso all’altro, sorretti, per fortuna, dalle braccia poderose dei nostri validi istruttori.
Il vallone si apre ora in tutta la sua selvaggia grandiosità; si sale per brevi tornanti in parte scavati nella roccia o sospesi su vertiginosi ed arditi muretti a secco, per poi raggiungere un suggestivo passaggio tra due rocce.
Manca poco alla meta quando già si riescono a scorgere gli anfratti naturali usati dai valdesi come riparo e dimora e, attraversato un breve pianoro ombreggiato da faggi, perveniamo a Barma d’Aut, un alpeggio ormai abbandonato, posto a 1513 metri d’altezza.
Foto di rito per i due gruppi e, come sempre, gran condivisione di “ghiottonerie” e chiacchiere, senza la pioggia che... non avevo più ricordato... si era defilata quasi subito.
“Impossibile fermare il fiume della vita”... impossibile prolungare oltre misura questi attimi...
Resteranno i ricordi e l’impaziente attesa che precederà la prossima storia che scriveremo nuovamente insieme. 
                                                                                                                      
La Maestra a Quadretti

mercoledì 9 maggio 2012

Un Vuoto Incolmabile

Domenica pomeriggio in un tragico incidente in moto a Beinette, ha perso la Vita Maurizio Ariaudo, un Alpinista, un Amico, una Bellissima Persona, sempre con il sorriso sulle labbra, Amico con tutti, 
Faceva parte della Scuola Alpinismo Alpi Ovest, al Rifugio Savigliano era di casa, era stato uno dei promotori e realizzatori insieme a Romeo Isaia ed altri appassionati dell'anfiteatro (Palestra artificiale di Cascate di Ghiaccio a Pontechianale) e delle cascate a Pineta Nord.
Conosciuto da tutti i frequentatori delle Nostre Montagne.
Lascia un vuoto incolmabile nell'ambiente della montagna, nel cuore degli amici, della Sua fidanzata Mary.
Una preghiera, un ricordo, un pensiero per ricordare l'amico.
Beppe


mercoledì 2 maggio 2012

Monte San Bernardo - domenica 22 aprile


Sabato il messaggio di Monica diceva;ore 8.00 stazione di Saluzzo senza ciastre.....la meta non si sa ancora.....
Così, puntuali alle 8.00 di domenica, ci ritroviamo per partecipare all'escursione a sorpresa,sicuri che i nostri mitici A.E.Bart e Beppe avrebbero già pensato alla meta.
Dopo i saluti sempre calorosi e le chiacchere che proseguono, al bar di Dronero, partiamo per la Valle Maira e più precisamente borgata Castello di Roccabruna, la meta è il Monte San Bernardo.
Iniziamo il cammino alle 9.00, percorriamo un tratto del sentiero occitano seguendo le tacche gialle che ci portano a perdere un po’ di quota e ad inoltrarci in un bosco di castagni e betulle, fino a giungere nei pressi di alcuni ruderi di case, dove gli alberi hanno creato nuovo arredamento a quel che rimane di stanze diroccate, mentre si scorgono ancora alcuni affreschi sul frontespizio di una casa, di qui nei pressi della Fontana dell'Asino abbandoniamo il sentiero occitano e iniziamo la salita che si farà man mano più ripida percorrendo la cresta che divide Roccabruna da Villar San Costanzo e complice il fiatone ammiriamo il panorama della pianura che come tessere di un puzzle compongono un magnifico quadro che si amplia pian piano alle nostre spalle, mentre davanti a noi, proprio lì dietro alcuni grandi massi c'è un piccolo ciclamino che, accanto al sentiero sembra darci il benvenuto e con il suo colore sembra donarci la forza per proseguire il cammino.
Raggiungo la vetta con il salvavita Mauri “Beghelli” a quota 1625 dove il resto del gruppo mi aspetta per la foto sotto la croce, dopo aver ripreso fiato osservo il panorama grandioso che spazia sull'ampia pianura cuneese fino alle vette imbiancate delle Marittime là in lontananza, il resto delle bianche guglie svettano attorno a noi fino all'inconfondibile maestosità del Monviso.
Trovato un posto per la numerosa combriccola, oggi siamo in 21, cominciamo il banchetto solo dopo aver aperto una serie di bottiglie, anche quella di Mario 2, che proprio non si voleva far gustare e dopo essere passata di mano in mano il prode Bart aveva la meglio sul tappo di sughero…
come sempre, inizia lo scambio di gustosi nettari divini e succulenti cibi, si gusta frittata di asparagi, vari tipi di dolci, frutta secca e non, caffè e digestivi e anche la banana di Mario 1, mentre siamo presi con gli assaggi inizia ad accarezzarci un fresco venticello che ci fa stringere stretti stretti per trovare un po’ di calore, così, vicini vicini, le chiacchiere e le risate sono sempre più fragorose. Godiamo ancora per un momento il sole che nel frattempo aveva quietato il vento, poi alle 14 iniziamo la discesa proseguendo per un po’ verso il colle di Valmala, dove imbocchiamo il sentiero che ci porterà alle macchine, facendo ancora una deviazione per raggiungere con una piccola arrampicata la Rocca del Castlas, qui con difronte l'imbocco della Valle Maira e alle spalle il Monte Roccerè facciamo una sosta per reidratarci e per godere ancora un po’ del bel sole che disegna già piccole ombre nel nostro quadro.
Affrontiamo la discesa della Rocca su un altro sentiero un po’ più agevole che si allarga e ci dà l'opportunità di chiacchierare, spettegolare amorevolmente, perché noi peppie lo facciamo con bontà d'animo…
concludiamo la nostra escursione refrigerati da una bibita con la consapevolezza che la montagna sa offrirci scorci fantastici, ma l'amicizia illumina il sentiero con un caleidoscopio di colori.
Manu