Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la
Befana.
… e la neve è il
suo mantello,
ed il gelo il suo pannello,
ed è il vento la sua voce…
ed il gelo il suo pannello,
ed è il vento la sua voce…
Forse voler scomodare il
sommo poeta, adoperando a nostro “uso e consumo” alcuni versi di Giovanni
Pascoli, pare alquanto eccessivo e poco umile.
Forse, come mi ha
suggerito Gian… quando gli ho confidato che le idee da “mettere nero su bianco”
erano un po’ carenti… sarebbe più opportuno e saggio scrivere che… per il
grande freddo patito (e nel mio caso ne basta veramente poco) le mani sono
ancora intorpidite e, a tutt’oggi, fatico a scrivere.
Fatto sta che, interrogando
questi pochi versi strappati all’intero componimento, si individuano tracce
nascoste o esplicite riferite a questa giornata trascorsa sui monti della Valle Stura.
Partiamo in trenta con l’idea di salire al Rifugio Migliorero, nel
Vallone dell’Ischiator per occupare la giornata della Befana (e
secondo i ben informati di vecchie rugose, nel gruppo, ce n’erano parecchie,
armate di scope mimetizzate sotto forma di bastoncini telescopici… per le rughe,
pare… non esistano “restauri” efficaci…)
Previsioni meteorologiche poco rassicuranti promettevano e
preannunciavano “tempesta di Foehn a notte fonda” che… puntualmente
si è concretizzata in tutta la sua potenza, ma che comunque non ci ha impedito
di intraprendere questa nuova avventura.
Poco oltre l’abitato di Besmorello, una manciata di case aggrappate
sopra le ben più famose Terme di Vinadio, parcheggiamo le auto perché, più
avanti, il fondo stradale comincia a diventare insidioso.
In poco più di dieci minuti raggiungiamo Pian del Medico oltre il
quale, anche d’estate, è obbligatorio proseguire a piedi in quanto la strada è
chiusa al traffico con una catena.
Continuiamo su sterrata con la dovuta cautela: il ghiaccio è ormai il
padrone incontrastato. Se da un lato rende difficile l’incedere dei nostri
passi, dall’altro però ricama intrecci e plasma forme geometriche uniche.
Questo spettacolo lo ammiriamo soprattutto quando, abbandonata la
sterrata, imbocchiamo il sentierino che conduce alla cascata del Pisciai; la
troviamo solo in parte ghiacciata, ma comunque meritevole di decine di scatti
fotografici.
Ripresa la marcia raggiungiamo un’amena conca pascoliva dalla quale il
rifugio, adagiato in posizione panoramica su un alto poggio, pare un albergo in
stile “Belle Époque”. Qui, la neve ha finalmente disteso
il suo bianco mantello ed anche il vento comincia ad
ululare.
Proprio poco prima di risalire l’ultimo sperone roccioso prepotenti
raffiche, sferzanti e gelide ci costringono spesso ad interrompere la marcia;
il viso ormai congestionato dal gelo viene più volte ricoperto
dalla neve trasformata in polvere,
simile quasi a zucchero a velo.
Così la meta dell’escursione si riduce ad un “mordi e fuggi” generale
in quanto, appena messo piede davanti al rifugio, subito scendiamo disciplinatamente
alla ricerca di un luogo meno “tormentato” per poter consumare il pranzo. Anche
questo momento lo concludiamo in tutta fretta cercando di battere sul tempo la
morsa del gelo che appena può ci attanaglia.
Resta un’immagine che, in questa giornata algida e ventosa, riscalda il
cuore: quella del nostro amico Ieio, seduto al tavolino della pasticceria
Agnello di Demonte, intento a consumare la sua merenda pomeridiana.
Davanti ad un piatto colmo di pasticcini cremosissimi e colorati,
scelti con minuziosa cura al bancone e sognati da tempo, tutti l’abbiamo potuto
osservare serafico, appagato, in fase quasi contemplativa, intento a gustarseli
con quella calma ed quella “pacatezza riflessiva” che lo contraddistinguono…
Se quei dolci glieli avesse portati la Befana… sarebbe stata
sicuramente orgogliosa della propria
missione: nessun regalo poteva essere più desiderato!
La Maestra a
Quadretti
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