Alle sette in punto, un nutrito e
volenteroso gruppo è pronto a lasciare la stazione dei treni di Saluzzo per
percorrere integralmente la Valle Stura ed addirittura “sconfinare in terra
straniera”: oggi infatti, sotto la supervisione di “leader Donatella”,
scopriremo l’anello dei Laghi di Roburent che già avevamo sbirciato dalla cima
del sovrastante Monte Scaletta.
La giornata, dal punto di vista
meteorologico, si prospetta eccezionale e, dopo circa un centinaio di
chilometri “su ruota”, sentiamo la necessità di ristorarci prima di raggiungere
il confine di Stato.
Il bar pasticceria di Bersezio ci impone
una salutare salita su irta gradinata che, le gambe intorpidite da quasi due
ore di viaggio, apprezzano, ma, in compenso, ci regala “memorabili croissants”.
Un pensiero, a questo punto, deve essere
indirizzato al malcapitato autista che, proprio nell’istante in cui il nostro
serpentone umano era intento ad attraversare disciplinatamente sulle strisce
pedonali in direzione parcheggio/auto, si è trovato a transitare sulla
provinciale.
Lo scoramento che traspariva dal suo volto
non è passato inosservato; mai avrebbe pensato di sostare così a lungo: eppure non
doveva essere una domenica di fine stagione, di quelle in cui in montagna non
si incontra neppure un’anima??
Nuovamente motorizzati, attraversiamo
Argentera e, tornante, dopo tornante, seguiamo la
rotabile della Maddalena fino al colle di Larche.
Parcheggiate le auto poco oltre il ponte
sul rio Oronaye, predisponiamo l’equipaggiamento idoneo alla traversata:
nonostante sia il 2 ottobre, molti sfoggiano ancora il “guardaroba estivo”.
Preso il comando, al grido di “Andiamo?,
o meglio... “On y va?”, Donatella punta in direzione Lac de l’Oronaye che
raggiungiamo senza quasi accorgercene, dopo circa 40 minuti.
Il luogo è incantevole: una tavolozza di
colori, resi ancor più vividi dalla luminosità che solo una giornata autunnale
riesce a regalare.
Proseguiamo oltre per raggiungere il
Colle di Roburent, sovrastato dall’imponente castello roccioso del Monte
Oronaye.
Sul colle un cippo: un’ultima impronta di
scarpone “en France” osservando il giglio francese, poi il “ritorno in patria” sfiorando
l’effige della croce sabauda.
Tra magri pascoli, la marcia prosegue
speditamente ed in breve raggiungiamo la sponda del Lago Superiore di Roburent,
caratterizzato da un originale promontorio roccioso. Vicino alle sue sponde
notiamo anche dei vecchi ripari costruiti in pietre a secco (trune).
Una voce riecheggia dalla conca erbosa
sottostante e ci saluta: è quella dell’autista sconsolato che avevamo incrociato
sulle strisce pedonali e che, nonostante lo stop prolungato ed imposto, è
riuscito a raggiungere ugualmente la meta in tempo utile.
In un batter d’occhio siamo già adagiati
fronte lago e, consumato, come sempre un ricco e vario menù, ci concediamo una
lunga “pennichella” pre-rientro, scaldati da un sole ancora rovente.
I laghi di Roburent sono ben tre: è
necessario dunque riprendere il cammino!
Il sentiero che ci permetterà di chiudere
l’anello si snoda ora in un ambiente arido, assolato, quasi carsico,
soprattutto nel tratto che segue il Lago Mediano ed Inferiore.
Una fresca sorgente, ricoperta da verde
muschio concede un inatteso ristoro e ci porta alla mente che il toponimo Roburent
significa proprio “corso d’acqua rumoroso”.
L’ultimo tratto, che già sovrasta
Argentera è ripido e roccioso; scendiamo spediti, pervasi spesso dal profumo
pungente e balsamico di resina.
In paese sostiamo circa venti minuti, in
attesa dei signori autisti che devono tornare oltre il Colle della Maddalena
per recuperare le restanti vetture. Abbiamo dunque tempo per chiacchierare e salutarci
come consuetudine. L’energia positiva accumulata oggi la dissiperemo sicuramente
già nei primi giorni della settimana che sta per iniziare, ma... domenica
prossima ci attende un’altra meravigliosa giornata in compagnia al Rifugio
Unerzio e allora...
La maestra a
quadretti
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