sabato 20 luglio 2013
Escursione Sociale Domenica 28 luglio: Laghi di Fremamorta
Domenica 28 LUGLIO proponiamo la gita in Valle Gesso ai laghi di Fremamorta: una bella escursione all’interno del Parco delle Alpi Marittime, con salita a cinque laghi posti di fronte al versante ovest del massiccio dell’Argentera.
Giordana Elena (Lu) 328 4179428
lunedì 8 luglio 2013
CAMMINARE NON E' UNO SPORT
Approfitto di questo spazio per condividere con chi legge il primo paragrafo di un libro che sto leggendo in questi giorni... vi ho ritrovato molti dei pensieri che spesso mi passano per la mente.
1. CAMMINARE NON E’ UNO SPORT
Camminare non è uno sport.
Lo sport è una faccenda di
tecniche e di regole, di risultati e di competizione, che richiede un lungo
apprendistato: conoscere le posizioni, introiettare i gesti corretti. E poi
vengono, molto dopo, l’improvvisazione e il talento.
Lo sport è
fatto di risultati: a che livello sei? Qual è il tuo tempo? E il punteggio? E sempre quella separazione
tra vincitore e vinto, come in guerra… C’è, tra la guerra e lo sport,
un’affinità da cui la guerra trae il suo onore e lo sport il suo disonore: il
rispetto dell’avversario la prima; l’odio del nemico il secondo.
Lo sport è
anche, ovviamente, senso della resistenza, gusto dello sforzo, disciplina.
Etica, impegno.
Ma è altro ancora: attrezzature, riviste, spettacolo,
commercio. E’ prestazione. Lo sport è pretesto per cerimonie mediatiche immense
dove si accalcano i consumatori di
marchi e immagini. Il denaro lo pervade per immiserire gli animi, e la medicina
per costruire corpi artificiali.
Camminare
non è uno sport. Mettere un piede davanti all’altro è un gioco da bambini.
Nessun risultato, nessun numero quando ci si incontra: il camminatore dirà
quale strada ha preso, quale sentiero offre il miglio panorama, quale vista si
gode da quel certo promontorio.
Si è
provato, è vero, a creare un nuovo mercato di accessori: calzature
rivoluzionarie, calzini fantastici, zaini ipertecnici, pantaloni estremamente
funzionali…
Si cerca, sì, di insinuarvi uno spirito sportivo: non si
cammina più, si fa “trekking”. Sono in vendita bastoncini affusolati che fanno
somigliare chi cammina a un improbabile sciatore. Ma ci si ferma qui. Non si
può andare oltre.
Camminare:
non si è trovato niente di meglio per andare più lentamente. Per camminare,
occorrono anzitutto due gambe. Il resto è inutile. Volete andare più veloci? In
tal caso non camminate, fate altro: guidate, sciate, volate. Non Camminate. E
poi, camminando, c’è un solo primato che conta: l’intensità del cielo, lo
splendore dei paesaggi. Camminare non è uno sport.
E’ pur vero
che, una volta in piedi, l’uomo non sa star fermo.
Frederic Gros, ANDARE A PIEDI Filosofia del camminare, Garzanti
Per voi che significato ha camminare....?
Luca
venerdì 5 luglio 2013
Refuge de Chambeyron - 2013
Sabato 29 giugno 2013
I visi assonnati e gli sbadigli alle sei del mattino non
lasciano filtrare l’entusiasmo che pervade molti all’idea di trascorrere due
interi giorni in alta quota, ma la colpa è da attribuire solo alla levataccia anticipata
che già dopo i primi chilometri in pullman fa ricadere parecchi tra le braccia
di Morfeo.
L’incantesimo capace di risvegliare i sensi si chiama...
pasticceria di Bersezio: un luogo magico dove gli occhi si sgranano davanti a croissants
“grondanti” di crema pasticcera e l’olfatto viene pervaso dal profumo di
particolarissimi biscotti alla lavanda.
Da qui in poi l’atmosfera si carica di voci squillanti e,
tornante dopo tornante, superato il confine di Stato, raggiungiamo St Paul sur
Ubaye, un piccolo villaggio che si innalza su un promontorio circondato da
pareti rocciose vertiginose.
Gravati dai pesi degli zaini (alcuni sono veramente
enormi... ma le scorte alimentari e “idriche” ospitate al loro interno faranno
la gioia di molti a cena!!) ci incamminiamo ammirando le stradine accoglienti,
le case dai balconi fioriti, i lavatoi, l’aguzzo campanile, mentre qualcuno fa
notare anche la presenza di un ghiro addormentato sulla soglia di una vecchia
dimora.
Seguiamo le indicazioni per Fouillouse imboccando l'evidente sentiero
che inizia a guadagnare quota a tornanti nel bosco. Una breve digressione dal
percorso classico si trasforma in un divertente fuori programma tra rami da
scansare, tronchi sotto i quali aprirsi un varco e terreno pantanoso nel quale
incedere. Superata questa prova (era un
esame per i corsisti??) siamo ormai in vista di Fouillouse che appare
al di là del torrente. Una discesina al ponte e la breve risalita alla
chiesetta per il meritato banchetto delle tredici.
Il pomeriggio ci riserva la salita fino al Refuge de Chambeyron: un’escursione
grandemente panoramica per l’aereo percorso del sentiero d’accesso che si
sviluppa per un lungo tratto tra aperte e soleggiate praterie, descrivendo ampi
tornanti, con bella vista sul vallone di Fouillouse, sul Brec de Chambeyron e
sull’alta valle dell’Ubaye, con i borghi di Grande Serenne e Saint Paul.
Arriviamo alla spicciolata desiderosi di trovare riparo dalla pioggia
che ci accompagna nell’ultimo tratto e ci ristoriamo nel locale mensa in attesa
dell’assegnazione delle camere.
Elementi caratterizzanti la permanenza in questa struttura si
riveleranno: il suggestivo Lac Premier, i letti a castello con il terzo piano
“da paura”, i lavandini trasformati in docce con getto di acqua ghiacciata
tonificante ed ottimale per la riattivazione della circolazione, la cena “alla
francese” con “soupe - consommé” (ma il pane dov’è?) seguita da pasta (voilà il
cesto del pane!) e contorno di spezzatino “brodaglioso” (meno male che nello
zaino di Pasquale aveva trovato posto il Parmigiano Reggiano!!)
L’arte culinaria un po’ sotto tono dello chef si esprime però
pienamente nella creazione di deliziose “tartes” alle mele ed ai mirtilli (per
chi si è lasciato tentare...) che vengono accompagnate da ripetuti assaggi di
genepy.
Un cartello alla parete ci avvisa che alle nove “il faut faire
silence!”, ma il vociare squillante, alimentato anche da qualche bicchierino
alcolico, perdura ben oltre l’orario consentito.
Non resta che affrontare la scalata ai nostri letti per richiamare alla
memoria la carrellata di immagini che hanno animato questo primo giorno in
quota prima di abbandonarci ad un doveroso sonno ristoratore.
Domenica 30 giugno 2013
Sole e cielo limpido fanno da cornice alla la foto di gruppo prima
della partenza verso il Col de Gippiera.
L’ambiente è ancora tipicamente invernale e i nevai che attraversiamo da subito
caratterizzeranno il percorso fin oltre il Bivacco Barenghi.
Costeggiamo il Lac Rond, il Lac Long per
giungere infine al Lac
des Neuf Couleurs. Lo spettacolo che si gode qui è davvero impagabile con Brec
e Anguille de Chambeyron a fare da sfondo (le immagini del nostro super
fotografo Fabio lo testimoniano!)
Curiosità : il
toponimo del Lac des Neuf Couleurs
(Lago dei Nove Colori)
deriva in realtà da una storpiatura del nome originale, Lac des Neuf Couloirs,
ovvero Lago dei Nove Canaloni.
In effetti, osservando l'imponente parete S dell'Aiguille de Chambeyron,
è possibile contare nove conoidi detritiche, ai piedi di altrettanti canaloni.
Sferzati da un vento gelido, indossiamo giacche e cappelli prima di
affrontare il lungo traverso innevato che ci condurrà al colle.
Altro regalo della mattinata è la salita ai 3142 m della Tête de la Frema che in
occitano significa “testa della donna”, probabilmente perché si trova accanto alla vicina Tête de l'Homme.
Scortati da Bartolo percorriamo una traccia di sentiero su sfasciumi
risalendo verso la vetta per la consueta foto di gruppo accanto alla croce contemplando
un panorama mozzafiato.
La discesa verso il Bivacco Barenghi avviene rapida non solo perché gli
amici che non ci hanno tenuto compagnia in vetta ci stanno aspettando, ma anche
perché iniziamo decisamente a “fare fame!”.
Il sollazzo dura poco poiché Beppe ci ragguaglia sul fatto che il
dislivello da percorrere nel pomeriggio si aggirerà intorno ai 1200 metri e
allora... zaino in spalla!
Gli ultimi nevai cedono il passo ad un ambiente marcatamente detritico:
iniziamo a percorrere il cosiddetto Vallonasso di Stroppia.
Angelo ci erudisce sul fatto che il Vallonasso di Stroppia
è un cosiddetto "vallone sospeso" la cui parte terminale è stata rimodellata
dall'azione erosiva del ghiacciaio che scorreva lungo il fondo della Val Maira.
Questo processo creando un notevole dislivello tra l'attuale fondo della Val
Maira e l'imbocco del Vallonasso di Stroppia, ha dato luogo alle spettacolari
Cascate di Stroppia.
Raggiungiamo dapprima il limpidissimo ed
ameno lago Niera per poi scendere verso la passerella in legno posta alla base
del salto centrale delle cascate. Le foto si sprecano mentre veniamo
nebulizzati da miliardi di gocce rinfrescanti.
Occorre però rimanere concentrati perché è
necessario scendere con cautela l’ardita mulattiera, in alcuni tratti invasa
dall’acqua, che, con svariati tornanti scavati nella roccia, attraversa uno
stretto intaglio.
Quando già i piedi iniziano a lamentarsi, un cartello ci ricorda che
“Chiappera - Camping” dista ancora un’ora, ma qualcuno puntualizza subito che il
nostro autista ci attende ben più a valle!
Poco importa anche perché ormai l’incedere più rilassato ci permette di
chiacchierare smorzando in parte la fatica e... con un’ora e un quarto di
ritardo sulla tabella di marcia... raggiungiamo l’agognato pullman!
Prima che il relax si trasformi in sonno profondo, Beppe prende la
parola per aggiornarci su alcuni dati: abbiamo percorso circa 30 Km, con un
dislivello di 2100 metri lungo un anello davvero spettacolare.
Un grazie sentito al direttore del corso, agli istruttori, a chi ha “dato
e allungato” una mano, a chi ha “informato”, a chi ha portato e distribuito
“delizie”, a chi ha rincuorato, tranquillizzato e risollevato questo grande
gruppo che... questi due giorni di condivisione... han contribuito a rendere
ancor più coeso e... complimenti doverosi a Veronica per l’impresa compiuta!
La Maestra a Quadretti
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