venerdì 30 marzo 2012

Colle Maurin - Domenica 25 marzo 2012


In questa prima domenica primaverile post equinozio è ancora uno zaino appesantito dalla “collezione invernale” quello che ci portiamo in spalla.
Come un gioco di magia... alleggeriamo il nostro fardello tirando fuori ad uno ad uno gli elementi caratterizzanti questa uscita.
OCCHI ASSONNATI: il passaggio dall’ora solare a quella legale e la partenza anticipata alle sette, che sarebbero le sei, concorrono in larga misura a  rendere lento l’avanzare.
INCANTEVOLE VALLE MAIRA: risalita in auto, tornante dopo tornante, fin oltre Chiappera d’Acceglio.
CIASTRE: restano “aggrappate” ai nostri zaini; le indossiamo solo dopo oltre un’ora di cammino.
PANORAMA SUPERBO E GRANDIOSO: è la ricompensa salendo quassù, dove la vista può saziarsi dello spettacolo Provenzale-Castello e Chambeyron!
COLLE MAURIN o de MARY (m 2.641): antico valico di Provenza e mulattiera che consentiva il collegamento tra gli abitanti di Chiappera (Valle Maira) e Maurin - Maljasset (Val Ubaye).
CASSETTA DELLA CORRISPONDENZA: erta sul colle, simbolo di solidarietà e scambio con i cugini transfrontalieri; scrigno di emozioni e pensieri celati dal viandante in marcia...
VENTO SIBILANTE E GELIDO: a rammentarci che... sarà pur primavera, ma... siamo ben oltre i 2000 metri e... per il momento... meglio immortalare l’evento con qualche scatto e cercare un luogo più riparato per il pranzo.
PRANZO NELLA NEVE (forse l’ultimo...?): schiena e “fondoschiena” si lamentano per la superficie gelida, ma, a fine pasto, la colomba di PaolaFisio e la crema al limone di Luca rendono tutto più “sopportabile”.
DISCESE E SCIVOLATE NELLA NEVE: le pendenze accentuate siamo soliti affrontarle seduti sul manto nevoso.
Oggi poi che aleggia nell’aria quella mesta consapevolezza dell’ormai ultima uscita con le racchette da neve, qualcuno addirittura varia percorso pur di “incrementare” ulteriormente il dislivello, per poi accorgersi di essere “zuppo fino alle mutande”.
CAMPO BASE: è il luogo ovattato del ristoro. Riscaldati dal tepore della stufa, sorseggiamo una bevanda calda, cullati dal crepitio della pioggia che, favorevolmente, ha atteso la fine dell’escursione per farci ascoltare la sua dolce melodia e... mentre gli occhi tornano ad essere un po’ letargici come questa mattina, col pensiero, ci portiamo già alla prossima uscita tra le colline in fiore del Roero...

La Maestra a Quadretti

domenica 18 marzo 2012

Colle di Vers, Domenica 18 marzo 2012


L’idea veleggiava già da tempo nella testolina di Monica, ma non si era ancora trovata l’occasione fino a ieri, per questa “gitona”.

"Per volare con le aquile occorre andare in alto" un semplice sms convince Monica, cosi che, anche se un po’ dubbiosi sul tempo, viene proposta per questa domenica. Visto il dislivello importante (circa 1100m), anticipiamo la partenza da Saluzzo alle 7.00.
Alle 7.30 al Segnavia incontriamo Gian, Maria e Mirella. Proseguiamo per lasciare le auto al rifugio Meleze, oltre non possiamo proseguire anche se la strada è già libera fino alla borgata di Sant’Anna. Dopo esserci scaldati percorrendo il tratto di asfalto, calziamo le ciastre appena prima di svoltare per il Pian Traversagn; sono le 8.45 quando con una battuta gelo i partecipanti: “Dai che oggi dobbiamo fare dislivello, non siamo qui per divertirci”… mi basta lo sguardo fulmineo di Paola per capire che forse ho esagerato. Saliamo spediti sulla pista battuta che porta al Pianoro sovrastante. La neve si presenta trasformata e portante, questo è un bene perché ci facilita la salita. Appena sbuchiamo a Pian Traversagn, tiriamo un attimo il fiato sgranocchiando qualcosa di energetico e un po’ di te caldo. Il cielo oggi è piuttosto dispettoso, dietro alla Marchisa le nuvole si alternano con il sole, il cielo azzurro e le lievi nevicate improvvise. Man mano che avanziamo verso il colle, il tempo sembra migliorare. I fiocchi indecisi volteggiano nell’aria a lungo prima di trovare il riposo.

Al fondo del pianoro scegliamo di salire tenendoci a destra lungo il profilo delle vette che collegano il Pelvo Ciausis al Colle di Vers …sembra più agevole e meno ripido… ricordo che con gli sci e le pelli si sceglie sempre questa via. Forrest avanza con passo regolare, il fiato e i passi si alternano, la neve diventa inconsistente, non è più farina, ma neanche crosta portante, zizaghiamo sulle tracce di discesa degli sci alpinisti per non affondare.

Il cielo si fa grigio e cancella la linea di distinzione tra neve e cielo. Una sensazione strana travolge tutti noi, sembra di galleggiare, di essere in paradiso dove il bianco predomina, “ma Sa Pietro e il suo caffè dove sono?”.

Siamo a mezz’ora dalla meta il vento gelido che scende dal colle porta con se la neve ghiacciata che rimbalza sulle nostre guanciotte rosse, sensazione poco piacevole!

Uno sciatore solitario in discesa ci informa che su il vento è fortissimo, decidiamo di arrivare al colle e girare subito indietro, anche se Lu brontola un po’. Uno per volta arriviamo al colle, uno sguardo veloce verso la Valle Maira, e per ripararci dal vento aspettando gli ultimi sfruttiamo il riparo di una roccetta della Marchisa. Cogliamo l’occasione di un attimo di tregua del vento per la foto di rito, riprendiamo subito la discesa per pranzare al riparo della prima baita che incontreremo sulla strada, non prima di aver assistito ad un bendaggio a regola d’arte dalla nostra Paola Fisio al pollicione di Paolo. Il tempo capriccioso non ci lascia finire il pranzo con calma, veniamo disturbati da una nevicata breve, ma fittissima, bastevole per sparecchiare. Dopo cinque minuti di cammino ritorna uno splendido sole, ma anche lui non dura. Alle 15.30 siamo alle macchine, forse stanchi, ma contentissimi di non essere stati a casa a prendere “muffa” nonostante molti di noi questa mattina fossero poco convinti della veridicità delle previsioni meteo.

Beppe

giovedì 15 marzo 2012

Valgrisenche 10-11 marzo


Sabato 10 marzo 2012
Valgrisenche, situata a 1664 metri di altitudine, a 28 Km da Aosta, è la meta prescelta per questo week end “transregionale”.
Partiamo da Saluzzo intorno alle 13,30 suddivisi in quattro auto, direzione autogrill di Scarmagno.
Lì, rimpinguiamo il gruppo, aggiungendo alla colonna altre due vetture e... macinando chilometri, raggiungiamo il centro di Aosta, dove ad attenderci troviamo Pino e Ornella, preziosi accompagnatori che ci coordineranno fino a domani sera.
A Valgrisenche si è tramandata la tradizione di lavorare artigianalmente la lana grezza di pecora su telai in legno, dando origine al DRAP, un tessuto rustico molto caldo.
La nostra prima tappa è la visita alla Cooperativa “Les Tisserands” dove veniamo accolti ed introdotti in questo mondo sconosciuto dal racconto accattivante di due dipendenti che portano pazientemente avanti questa tradizione.
Così, “trama e ordito” diventano termini comuni del nostro vocabolario; ci dilettiamo anche ad imparare nodi (il famoso “nodo del Tisserand” che qualcuno propone di usare per le cordate d’alta quota) e rimaniamo ammaliati quando il telaio si mette in movimento.
La successiva visita alla mostra ci consente di scoprire che le origini di questa attività, simbolo della vallata, si perdono nel tempo.
Vi si dedicavano uomini, donne e bambini, tanto che si era creata una vera e propria attività commerciale.
A causa dello spopolamento della valle, dovuto in parte alla costruzione della diga di Beauregard che, sommergendo ben sette villaggi aveva costretto molti ad emigrare in modo definitivo, il numero dei tisserands si era ridotto drasticamente.

Per preservare questa tradizione è stata costituita la Cooperativa la quale, per sopravvivere alle dure leggi del mercato, cerca di puntare sulla qualità del prodotto, usando come materia prima lana ricavata esclusivamente dalla tosatura di pecore Rosset, appartenenti ad una razza autoctona.
La giornata volge al termine e, mentre con passo celere attraversiamo a ritroso il paese, qualcuno sente già brontolare lo stomaco, altri osservano il cielo limpido che è di buon auspicio in vista della gita di domani, altri ancora notano la luna piena far capolino da dietro le montagne.
Pochi minuti e veniamo accolti dal calore dell’hotel Grande Sassière: cerchiamo sistemazione nelle camere, ci rinfreschiamo e, verso le 19,30, il nostro allegro vociare riempie la sala da pranzo riscaldata da uno scoppiettante caminetto.
Per le successive tre ore manteniamo un connubio stretto con la tipica cucina valdostana, ricca di piatti semplici e rustici, capaci di quietare stomaco e spirito.
Degni di lode e menzione d’onore restano le castagne cotte nel burro e miele, la “soupe” preparata con pane, fontina, burro e cavolo verza, il risotto con fontina e crostini di pane e una deliziosa crostata di ricotta; il tutto accompagnato dalla piacevolezza di qualche bicchiere di vino e da un ottimo genepy.
Un po’ provati da questa maratona culinaria, cerchiamo nel sonno ristoratore la “panacea” a tutti i nostri vizi.
Ma gli eccessi, si sa, si pagano e... la notte farà vagare molti in cerca di acqua e di una buona compressa di Citrosodina.
Domenica 11 marzo 2012
Se non fosse per la luce naturale che penetra dalle finestre, si direbbe che siamo restati esattamente dove ci eravamo lasciati.
Stessa sala da pranzo e stessi identici posti mantenuti a tavola; gran vociare allegro e sonante già alle otto del mattino.
Ah... sul tavolo qualcosa è cambiato...  Tazze fumanti di thé, latte o caffè, croissants caldi, grande assortimento di biscotti, miele, marmellata e nutella e... tutti meticolosamente impegnati ad affettare, spalmare, sorseggiare, addentare, fare il bis. Meno male che si era detto che “ci saremmo tenuti leggeri” in vista dell’escursione mattutina...
A malincuore siamo costretti a salutare Maria e Gian, prossimi a far ritorno a casa, dal momento che Gian, oggi, non è decisamente in forma.
In auto raggiungiamo la frazione di Bonne dove, oltre le ultime case, possiamo già indossare le ciastre.
La gita si svolgerà nel Vallone dell’Arp Vieille e ci permetterà di raggiungere il Ricovero Capitano Crova a metri 2405.
Il percorso è, da subito, panoramico e ben esposto a sud, cosicché veniamo presto inondati di sole e ci vediamo costretti ad una rapida tappa “svestizione”.
Circondati da un rado bosco, proseguiamo spediti fino a quando raggiungiamo il centro dell’ampio ed aperto vallone.
Qui, Ornella, con una rotazione di 360°, cataloga, una dopo l’altra, le cime ammantate di ghiacciai.
La memoria di alcuni sale fino alla cima della Testa del Rutor, raggiunta una domenica dello scorso luglio, dopo un’estenuante salita sotto pioggia battente e nevischio.
Ancora qualche tratto in leggera salita ed eccoci sull’ampio promontorio al limite del quale è adagiato il Ricovero Capitano Crova.
È una costruzione in muratura abbastanza spartana e malandata, ma lo scenario naturale è di tutto rispetto.
Oggi poi, che il tempo non è tiranno, la sosta in quota si prolunga per oltre due ore, amenamente distesi a prendere il sole o immortalati nell’ardita impresa di passeggiare sulla neve a piedi scalzi.
Per la discesa, Pino, anche se un po’ dubbioso per la presenza di alcuni tratti scoscesi, opta per un percorso alternativo.
Provvediamo immediatamente a rassicurarlo, anzi... lo lasciamo davvero sbigottito quando affrontiamo le discese come avvezzi piloti di bob, per nulla timorosi, ma festanti come bambini.
Sono appena le 14,30 quando recuperiamo rapidamente i bagagli in hotel; prossima tappa... un grande ipermercato di Aosta, ma solo per fare scorta di prodotti tipici!
Ne usciamo con le buste traboccanti di salumi, formaggi, yogurt e vini.
Resta un’ultima frazione per completare l’intera avventura: una meritata merenda valdostana che gustiamo presso l’agriturismo “La famille” a Brissogne.
Affidiamo alla memoria il tripudio di prelibatezze consegnate al nostro stomaco: lardo di Arnad, prosciutto di Bosses e mocetta, fontina d’alpeggio, crema di latticello, patate lesse con cotechini, polenta concia e con spezzatino, torta di mele e... dopo un buon caffè, anche l’assaggio di un’ottima grappa.
Non resta che un saluto ed un plauso a Pino e Ornella per la scrupolosa organizzazione, grazie alla quale abbiamo apprezzato questa meravigliosa valle, genuina ed appartata, lontana dai grandi flussi turistici, pregna di antiche tradizioni che, seppur con fatica, cercano di sopravvivere e di farsi conoscere al turista attento che sale quassù.
                                                                                 
La Maestra a Quadretti

martedì 6 marzo 2012

RIFUGIO SELLERIES - Chiusura corso ciastre


C’era una volta un gruppo di persone con voglia di camminare, amore per la montagna e tanta buona volontà che a conclusione del corso di escursionismo per imparare a frequentare la montagna in piena sicurezza, decidono di aderire alla proposta degli istruttori di trascorrere due giorni in val Chisone presso il rifugio Selleries.
Cronaca:
1° giorno: alla partenza le facce assonnate ci fanno capire che forse non sarebbe male ritovarci a un’ora più tarda ma, la montagna non aspetta chi dorme troppo. Dopo aver raccolto per strada chi arriva dalla piana, tappa bar dove, nonostante la lezione di Elena che consigliava di non abbuffarsi con cornetti e dolci vari prima di partire, qualcuno fa addirittura  il bis.
All’arrivo a Pra Catinat, punto di partenza della camminata ci accorgiamo che qui la neve ha già lasciato il posto al fango. Ci vuole qualche minuto a parcheggiare tutte le auto e una buona mezz’ora per indossare l’abbigliamento adatto e caricare lo zaino con l’indispensabile: artva, sonda e pala, per fortuna non ce ne son abbastanza per tutti e qualcuno è risparmiato del carico e si parte.
Lungo il percorso finalmente si incontra la neve, non è molta e non è fresca ma ci si accontenta e indossate le ciastre si riparte. Pausa pranzo con il sole che scalda e ci convince a spogliarci, cominciano le esercitazioni con ricerca artva, formazione del
gruppo di autosoccorso (responsabile, vista udito, ricerca artva, pale, sonde,
chi telefona, chi fa lo sfollamento ecc...), per la ricerca vengono impiegate cinque persone con la sonda (al cambio passo
si appoggia la sonda alla spalla e il comando lo da' chi è all'esterno) e poi
prova con sonda con vari materiali, alcuni sono un po’ distratti... cianciano... e quando Bartolo li"riprende" serio
serio, gli rispondono: “Stai scherzando?” e Bartolo non ha piu' parole.
All’arrivo al rifugio, dopo una doccia calda che rigenera, cena e animazione della serata con balli occitani, coinvolgendo anche gli altri ospiti.
2° giorno: colazione, partenza, nella salita osserviamo tre slavine scese, avvistiamo
 camosci, poi si sale ancora ma non si raggiunge la meta perché le condizioni della neve non lo permettono, Gli istruttori prendono la saggia decisione di non
proseguire x evitare al ritorno il pericolo di slavine con tutte le conseguenze
che ben ci hanno spiegato a questo corso... "usiamo la testa e non solo i
piedi". Durante il ritorno esercitazione a sorpresa poi pranzo al rifugio con foto varie delle donzelle a
cura del fotografo professionista e perfezionista Paolo e rientro in cui le due
maestre si perdono e il gruppo non si accorge nemmeno ... ahi...

Roberta, Mirella, Nadia e Federica